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DISTORSIONI NELLE LIBERE PROFESSIONI

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Solo a titolo indicativo, a scopo di segnalazione e di suggerimento, l’Antitrust si pronuncia sulle libere professioni ( accesso, titoli formativi, tirocinio, ordini e tariffari) e lo fa in un Libro Bianco, ai capitoli “Restrizioni alle condizioni di entrata nel mercato” e “Disciplina delle attività d’impresa”. Istituzionalmente infatti l’Antitrust, l’autorità garante per la concorrenza e il mercato guidata da Giuseppe Tesauro, può solo segnalare al potere politico le distorsioni del mercato, sollecitando i correttivi possibili.
Per quanto riguarda le libere professioni, il Garante avrebbe individuato numerosi punti dolenti, a partire da un’intesa concettuale di fondo: in Italia le espressioni “mercato” e “impresa” riferite ai professionisti urterebbero la sensibilità di buona parte della categoria, che rifiuta questa assimilazione sul piano psicologico, prima ancora che su quello giuridico. Le aspirazioni ordinistiche di tante professioni ( gli informatori scientifici per citare solo un esempio) sarebbero già il segnale del freno alle liberalizzazioni posto dalle professioni. L’Antitrust teme che i requisiti qualitatitivi richiesti per l’accesso alle professioni nascondano la volontà di introdurre dei minimi quantitativi: titoli formativi e specializzazioni troppo elevate costituiscono per l’Antitrust una barriera all’entrata, così come il requisito dell’esperienza pratica dovrebbe essere soddisfatto anche senza tirocinio obbligatorio presso studi professionali, ovvero presso strutture che non hanno interesse ad allargare la concorrenza. Un corso di qualificazione professionale potrebbe bastare. L’istituzione stessa degli Albi dovrebbe essere limitata ai soli casi in cui si rende necessario il controllo pubblico.
E le tariffe? Dopo la Corte di Giustizia, che ha sostenuto l’illegittimità in alcuni casi delle tariffe minime, l’Antitrust ritiene che le tariffe minime non assicurino la capacità professionale e non impediscano l'erogazione di prestazioni di bassa qualità. Commenta Marcello Clarich dalle pagine del Sole 24 ore (edizione del 19/01/02): “In una situazione nella quale il numero degli iscritti agli Albi è già esorbitante - e il nuovo sistema universitario ha moltiplicato i titoli avente valore legale, senza assicurare necessariamente una formazione migliore - la visione dell’Antitrust può sembrare utopistica”.