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RICERCA EURISKO MSD

Pet Ownership: non basta volergli bene per proteggerlo

Pet Ownership: non basta volergli bene per proteggerlo
Quello descritto da una ricerca di Gfk Eurisko, commissionata da Msd Animal Health e presentata oggi a Milano, sembra il ritratto ideale della relazione uomo-animale. Ma non lo è. La ricerca - che è stata condotta su un campione di 1.000 persone over 18- rivela più di un ombra, soprattutto nei riguardi della relazione con l'animale d'affezione.
Sono 16,8 milioni (il 34% della popolazione adulta) gli italiani che convivono con un pet, 7,7 milioni di famiglie 'allargate' che accolgono sotto il loro tetto un cane, un gatto o tutti e due. Per il 17% sono come figli. Tanto che la metà dei cani e oltre l'80% dei gatti hanno accesso ai luoghi più intimi di casa, dal letto al divano.

La relazione con l'animale da compagnia- Sebbene l'80% di chi possiede un pet ritenga importante che gli amici a 4 zampe siano curati e in buona salute, all'atto pratico solo il 46% dichiara di "farli vaccinare regolarmente", il 42% li porta dal veterinario soltanto se ammalati, e il 12% fa fare esami del sangue e visite di controllo anche se sono in salute.
E'un problema legato alla scarsa percezione dell'importanza di un animale in salute in relazione anche al benessere e alla sicurezza dell'uomo e dell'ambiente in cui si vive. E così solo l'11% fa riferimento alla necessità di proteggere il proprio pet per evitare possibili contagi o trasmissioni di malattie, e solo il 17% correla questo aspetto con la salute di tutta la famiglia.

Non basta volergli bene per proteggerlo- Alla presentazione della ricerca, questa mattina alla Fondazione Feltrinelli, il Presidente di ANMVI Lombardia Emanuele Minetti, ha sottolineato che "il concetto di prevenzione è legato al medico veterinario" e che "non si può prescindere dal considerare quella dell'uomo e dell'animale una sola salute". Inoltre, ha spiegato Minetti "la prevenzione veterinaria "è su misura di ogni animale", dalla profilassi fino all'igiene ambientale. "Bisogna far passare il concetto che per un vero benessere dell'animale il primo step è la sua salute. Non basta volergli bene per proteggerlo"-  ha detto Minetti.

"Non siamo un Paese abituato alla prevenzione"- La prevenzione è un fatto culturale. Agire prima che si manifesti il danno non fa parte del nostro bagaglio culturale, siamo ancora un Paese che aspetta l’emergenza- dichiara il Presidente dell'ANMVI Marco Melosi. "Questo, a mio giudizio, si verifica perché la prevenzione lavora sull’invisibile e non gratifica come l’intervento ex‐post.
Chiaramente è un errore di impostazione culturale, difficile da contrastare, perché guarire una malattia è un gesto misurabile, evidente, che gratifica il proprietario molto di più di un
comportamento che quella malattia la evita, percepito come privo di risultato".
Come rimediare? "Possiamo arginare questa mentalità, attraverso l’informazione continuativa, sia con campagne al pubblico, che con l’azione quotidiana dei Medici Veterinari". E poi dichiara Melosi-  "non viene mai abbastanza valorizzato il lavoro di educazione svolto dagli ambulatori veterinari, quotidiano e infaticabile, al quale si devono le relazioni più reciprocamente felici fra proprietari e pet".

Per sensibilizzare l'opinione pubblica in generale e "non solo gli addetti ai lavori", Msd Animal Health sta lanciando "un piano di comunicazione", annuncia oggi Paolo Sani, amministratore delegato Msd Ah, che punta a un semplice messaggio riassunto anche in un video: uomini e animali una sola salute, un'unica natura, lo stesso ecosistema. In questa visione, la salute è un bene di tutti. E la prevenzione un elemento chiave.

Maggiore attenzione viene invece riservata sull'altro fronte, della stessa ricerca, quello  degli animali d'allevamento. Il 53% degli italiani legge sempre o spesso le etichette. E si dà tanta importanza al made in Italy: il 69%, per esempio, non acquisterebbe mai carni non italiane e l'80% lavorate fuori dai nostri confini. Cosa si teme? "Restano paure un po'legate al passato - riferisce Isabella Cecchini, Health Director Gfk Eurisko - come quella di mangiare prodotti che contengono ormoni/anabolizzanti (37%) o additivi/coloranti (33%). E infine c'è l'uso degli antibiotici, temuto dal 36%".


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