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CONFPROFESSIONI

VIII Rapporto delle libere professioni in Italia

VIII Rapporto delle libere professioni in Italia
Confprofessioni, la Confederazione dei liberi professionisti, ha presentato il suo ottavo Rapporto sulle libere professioni in Italia. Per il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, le chiavi del rilancio passano per la digitalizzazione e la sostenibilità.  Cresce la tendenza a rafforzare i livelli occupazionali e la spinta all'aggregazione negli studi professionali. Analisi demografica e vocazionale.

Si ferma la corsa dei liberi professionisti. In Italia sono 1 milione e 349 mila e sono in calo numerico costante.  Anche se i redditi sono in crescita, il bicchiere "è mezzo vuoto" secondo Confprofessioni che oggi, nella sede del Cnel, ha presentato l’VIII Rapporto sulle libere professioni. Numerose le personalità politiche presenti al dibattito fra cui il Ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone.

Congiuntura negativa e declino demografico pesano sulla professione. Negli ultimi quattro anni, 76 mila professionisti hanno lasciato l'attività e cala il numero dei laureati che intraprendono la libera professione. Si riduce il numero degli iscritti a un ordine professionale e l’Italia perde il suo primato europeo. Contemporaneamente, crescono i redditi, ma permane un forte squilibrio tra Nord e Sud e tra uomini e donne.

L’incertezza di un quadro economico assai complesso, insieme con il preoccupante declino demografico del Paese, sta modificando profondamente le caratteristiche del settore, che se da una parte vede ridursi il numero degli iscritti a un ordine professionale; dall’altra non riesce più ad attrarre le giovani leve.

Nonostante l’aumento del numero di laureati, infatti, il Rapporto registra una scarsa propensione verso la libera professione soprattutto tra le attività giuridiche, gli architetti, gli agronomi e i veterinari. Tra il 2018 e il 2022 il numero di laureati che hanno scelto la libera professione è passato da 20.795 a 18.644, registrando un calo del 10,3%. All’appello mancano 2.151 laureati, che hanno preferito un lavoro dipendente.

"Tuttavia, all’interno del Rapporto ci sono segnali incoraggianti- dichiara Stella- per esempio, sul fronte dell’occupazione e l’aumento dei datori di lavoro professionisti è un chiaro sintomo della necessità di accelerare i processi di aggregazione, anche tra discipline diverse, per favorire la crescita dimensionale degli studi professionali e sostenere la loro competitività sul mercato nazionale e internazionale. L’insieme di questi fattori ci spinge a sottolineare l’esigenza di un intervento della politica per rendere più attrattivo e competitivo il nostro settore. E i segnali che arrivano in questa direzione dalle forze di Governo e dalle opposizioni ci lasciano ben sperare»- afferma il Presidente di Confprofessioni.

Alla presentazione del Rapporto sono intervenuti in rappresentanza di ANMVI, i Colleghi Marco Della Torre (Presidente di ANMVI Abruzzo e di Confprofessioni Abruzzo) e  Giuliano Lazzarini (Presidente ANMVI Emilia Romagna e Vicepresidente di Confprofessioni Emilia Romagna) nella foto con il Presidente Stella.

L'edizione completa dell'VIII Rapporto è pubblicata sul sito di Confprofessioni.

Professioni, il bicchiere è mezzo vuoto