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RAPPORTO ECDC EFSA EMA

Meno AB, in Veterinaria la migliore performance

Meno AB, in Veterinaria la migliore performance
Tra il 2011 e il 2020, il consumo complessivo di antibiotici  è diminuito del 23% nell'uomo e del 43% negli animali. Lo dice l'ECDC nel suo ultimo rapporto sull'impiego di antibiotici in Europa (UE/SEE) e sulle resistenze nei batteri che colpiscono gli animali produttori di alimenti. La medicina veterinaria evidenzia uno sforzo di riduzione superiore anche negli ultimi cinque anni. Aumentano le evidenze scientifiche che la resistenza può diffondersi tra animali, esseri umani e ambiente.

Considerando tutte le classi di antimicrobici- incluse quelle da ridurre e da evitare- la medicina umana è stabile negli sforzi di riduzione nel periodo fra il 2014 e il 2018. Al contrario, il settore degli animali produttori di alimenti mostra un evidente e progressiva diminuzione. Questo il raffronto nell'infografica del Joint report by ECDC, EFSA, EMA, and OECD on antimicrobial resistance in the EU/EEA and a One Health response pubblicato ieri dai quattro organismi.
Durante la pandemia -tra il 2019 e il 2020- il consumo medio totale di antibiotici è diminuito di quasi il 18%. Tuttavia, l'uso di antibiotici ad ampio spettro è aumentato, con significative variazioni tra i Paesi monitorati soprattutto in campo umano. Il rapporto conclude tuttavia che ci sono spazi per ulteriori riduzioni in tutti i settori.

Medicina veterinaria- La diminuzione di antibiotici negli animali è scesa del 43% nei 25 Paesi europei monitorati da ECDC (2011-2020). Tendenze "incoraggianti", secondo il rapporto redatto insieme alle agenzie EFSA, EMA e OECD-  ma la resistenza dei batteri degli animali dpa agli antibiotici più utilizzati rimane elevata. Gli sforzi per ridurre l'uso non necessario di antibiotici negli animali da produzione alimentare mostra un andamento coerente in tutti i Paesi.

AMR negli animali dpa- Sebbene le tendenze recenti siano "incoraggianti", la resistenza dei batteri degli animali dpa agli antibiotici più utilizzati rimane "elevata" (da >20% a 50%) o "molto elevata" (da >50% a 70%). Il dato presenta significative variazioni a livello regionale nell'Unione Europea e nello spazio economico europeo (SEE).

Medicina umana- Il rapporto congiunto evidenzia che in Italia l'indicatore "resistenza antimicrobica" non è stato inserito nel sistema di auditing sulla qualità dell'assistenza ospedaliera prolungata (long term care). Per contro, l'Italia è fra i Paesi al di sotto (47%) della soglia del 60%, fissata dall'OMS per l'uso di antibiotici di categoria "access", ovvero i più comunemente usati. Particolarmente preoccupante è l'aumento della resistenza agli antibiotici di importanza critica usati per trattare comuni infezioni associate all'assistenza sanitaria.

Evidenze scientifiche- Le prove che la resistenza antimicrobica può diffondersi tra animali, esseri umani e ambiente stanno aumentando. "Ridurre l'uso di antibiotici negli animali da produzione alimentare, sostituirli ove possibile e ripensare il sistema di produzione animale in un approccio One Health è essenziale per il futuro della salute animale e pubblica".T
L'evidenza dei legami tra il consumo dell'antibiotico e la resistenza (AMR) nei batteri che colpiscono gli animali dpa sta crescendo. Ad un maggiore consumo di antibiotici negli esseri umani, corrisponde una crescente una probabilità crescente di rilevare resistenze nelle infezioni batteriche nell'uomo (es. in E. coli, infezioni del sangue).

Azioni da intraprendere

- valutazione e monitoraggio dell'attuazione dei piani d'azione nazionali.
- sorveglianza integrata e ampliata dell'AMR nei batteri dell'uomo, degli animali e dell'ambiente.
- investire in programmi di gestione antimicrobica e prevenzione  delle infezioni
- continuare a incentivare nuovi vaccini e nuovi trattamenti (compresi nuovi antibiotici) e lo sviluppo di test
- condividere e promuovere l'attuazione delle migliori pratiche per contrastare la resistenza antimicrobica.
- cooperare su scala internazionale in materia di sorveglianza e regolamentazione, anche con partner non UE/SEE.

La resistenza antimicrobica rimane una seria sfida nell'UE/SEE, che non può essere contenuta all'interno di confini o regioni. Per questo il rapporto sottolinea la necessità di un'azione concertata in tutta l'UE/SEE.

Infografica
Countries with policies addressing antimicrobial resistance in long term care facilities
Consumption of Antibiotics in humans and food producing animals EU/EAA
Total Antibiotics consumption in humans

Joint report by ECDC, EFSA, EMA, and OECD