A pochi giorni dal Consiglio Agrifish sulla nuova PAC, la Corte dei Conti UE boccia la Politica Agricola Comunitaria degli ultimi anni: "Finanzia pratiche non rispettose dell’ambiente". Le emissioni degli allevamenti "non diminuiscono". La produzione alimentare "è responsabile del 26 % delle emissioni mondiali di gas serra". La Commissione: "La UE è uno dei maggiori esportatori di alimenti del mondo".
La PAC 2014-2020 non ha ridotto le emissioni di gas a effetto serra e non ha incentivato pratiche di mitigazione degli effetti sul clima. Nonostante una spesa agricola di 100miliardi di euro. La Corte dei Conti Europea ha pubblicato una relazione speciale inclemente fin dal titolo: "
La spesa agricola dell’UE non ha reso l’agricoltura più rispettosa del clima".
La PAC ha sostenuto pratiche- come l’agricoltura biologica- "che non hanno un effetto certo sulle emissioni di gas a effetto serra", sostiene la Corte. Al contrario, "pratiche di provata efficacia, come i metodi dell’agricoltura di precisione che regolano l’applicazione di fertilizzanti in base alle necessità delle colture, ricevono meno finanziamenti".
"Le nostre constatazioni dovrebbero essere utili per raggiungere l’obiettivo UE della neutralità climatica entro il 2050"-
commenta il consigliere
Viorel Ștefan, responsabile della relazione. La Commissione Europea ha già
replicato puntando sugli obiettivi
green della
PAC post 2020, ma anche invitando la Corte a separare il contesto agricolo da quello zootecnico.
La zootecnia e la produzione alimentare- Per la Corte, la zootecnia è una delle tre fonti principali (con fertilizzanti e uso dei terreni) di emissione di gas serra. "Le emissioni prodotte dall’allevamento del bestiame rappresentano circa metà delle emissioni in agricoltura ed è dal 2010 che non diminuiscono"- si legge nella relazione speciale. "Tali emissioni sono direttamente collegate alle dimensioni delle mandrie, e i bovini ne causano i due terzi".
"La quota di emissioni riconducibile alla zootecnia aumenta ulteriormente se si tiene conto delle emissioni connesse alla produzione di mangimi animali (comprese le importazioni). La PAC non cerca però di limitare il numero di capi di bestiame, né fornisce incentivi per una loro riduzione. Le misure di mercato della PAC includono la promozione dei prodotti di origine animale, il cui consumo non diminuisce dal 2014: contribuiscono così a mantenere le emissioni di gas a effetto serra invece che a ridurle"- sostiene la Corte.
Quindi l'affondo: "La produzione alimentare è responsabile del 26 % delle emissioni mondiali di gas a effetto serra e l’agricoltura, soprattutto il settore zootecnico, è responsabile della maggior parte di tali emissioni".
La replica della Commissione Europea- La Commissione ha risposto alla Corte di avere elaborato obiettivi climatici ambiziosi nella futura PAC. Le proposte a questo riguardo sono in corso di negoziazione con gli Stati Membri e prevedono un regime di "condizionalità" ampliato a nuovi regimi ecologici e con la destinazione del 30% dei fondi dello sviluppo rurale ad azioni per il clima e per l'ambiente.
Per quanto riguarda la produzione animale e il consumo di prodotti di origine animale, la Commissione suggerisce di analizzarli a parte, tenendo conto che "l'UE è uno dei maggiori esportatori e importatori di alimenti e mangimi".
Il contesto- Attualmente a livello dell’UE si sta negoziando la politica agricola comune per il periodo 2021-2027, che disporrà di una dotazione di circa 387 miliardi di euro. A negoziato concluso, gli Stati membri elaboreranno i proprio “piani strategici della PAC” soggetti al monitoraggio della Commissione europea. Ad oggi invece, ogni Stato membro decide se il proprio settore agricolo debba contribuire alla riduzione delle emissioni prodotte dall’agricoltura. La normativa dell’UE attualmente non applica il principio “chi inquina paga” alle emissioni di gas a effetto serra del settore agricolo
Agrifish 28-29 giugnoRelazione speciale 16/2021
Half of EU climate spending but farm emissions are not decreasing