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CONFPROFESSIONI

Legge di Bilancio: forfettario disgregante e anticompetitivo

Legge di Bilancio: forfettario disgregante e anticompetitivo
I dati pubblicati dall’Osservatorio sulle Partite IVA del ministero dell’Economia e delle Finanze confermano che «il regime forfettario, soprattutto nel campo dei servizi professionali, dove prevale la componente intellettuale del lavoro, favorisce la frammentazione degli studi professionali, con preoccupanti ricadute sulla produttività e sulla competitività del settore».

Nel primo semestre 2019 le nuove Partite IVA singole aperte con il regime forfettario sono aumentate del 38,3%, mentre calano le attivazioni in associazioni professionali e società di persone (-16,4%) e in società di capitali (-8,6%). Numeri che dimostrano come il regime forfettario rappresenti un disincentivo all’aggregazione delle attività professionali. La soluzione proposta da Confprofessioni è di eliminare l’incompatibilità per i professionisti che, realizzando compensi annui inferiori a 65mila euro, partecipano ad associazioni professionali o a società tra professionisti (STP).
 
Regime forfettario-I nuovi paletti introdotti (tetto di 20mila annui alle spese per i collaboratori, incompatibilità con redditi da lavoro dipendente sopra i 30mila euro), «seppure comprensibili nell’ottica di evitare distorsioni nell’utilizzo dello strumento (come quella che mira ad impedire il godimento delle agevolazioni del regime forfettario a lavoratori dipendenti e pensionati che contestualmente realizzano redditi significativi), dovrebbero essere almeno in parte rimodulate per evitare ulteriori problematiche applicative» secondo Confprofessioni.

Flat tax- Pollice verso anche sull’abolizione della flat tax al 20% fra i 65mila e i 100mila euro: la misura, che avrebbe dovuto entrare in vigore il prossimo primo gennaio (in base alla norma, ora eliminata della manovra dello scorso anno), viene «cancellata con un colpo di spugna e nell’assoluta indifferenza per le aspettative di milioni di lavoratori, dei loro progetti economici e di sviluppo, confermando ancora una volta il disinteresse della politica nei confronti della stabilità delle politiche fiscali, di cui invece il mondo produttivo avrebbe un enorme bisogno».

Contraddizioni- Vengono poi definite «contradditorie» le misure sulle detrazioni fiscali: «si complica la vita ai cittadini condizionando la detraibilità delle spese ai soli pagamenti tracciabili, mentre si altera la logica virtuosa del contrasto di interessi per tutti i contribuenti con redditi oltre i 120mila euro, con effetti potenzialmente dannosi in termini di contrasto all’evasione fiscale».

Sanzioni per mancati pagamenti elettronici - Gli studi professionali, secondo Stella, sono penalizzati anche dalle sanzioni previste dal decreto fiscale collegato alla manovra (la cui legge di conversione è attualmente in parlamento) che non dispongano di strumenti per i pagamenti elettronici.
Si tratta di un settore in cui «la compliance rispetto a questo obbligo è altissima», così come «in linea generale l’Italia presenta dati altissimi sul numero di POS diffusi sul territorio». Quindi, «un approccio basato sulla demonizzazione di piccoli professionisti ed esercizi commerciali, additati quali responsabili dell’evasione fiscale e dunque sottoposti a sanzioni e controlli ad hoc, è insopportabile e fuorviante».
Il credito pari al 30% delle spese sostenute non è uno strumento adeguato, nel senso che «risulta del tutto insufficiente» a coprire i costi effettivi che i professionisti sostengono.

Le proposte di Confprofessioni: norme per favorire lo sviluppo infrastrutturale degli studi professionali, a cominciare dall’incentivazione dei processi di aggregazione tra giovani professionisti, tutela dell’equità dei compensi professionali, più welfare per i lavoratori autonomi.

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