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CONVEGNO SIVAR

Blue Tongue, nuova ordinanza alla Corte dei Conti

ImmagineSLIDERSIVAR17 11 15dueCentralizzazione e programmazione unitaria degli interventi. Ripartire da qui per affrontare il virus della febbre catarrale degli ovini. Tutti d'accordo, autorità e addetti ai lavori, al Convegno SIVAR sulla Blue Tongue che si è concluso oggi a Roma. ll Ministero annuncia un nuovo provvedimento.

La mappa epidemiologica dei sierotipi circolanti in Italia è eloquente nell'indicare che tutto il Centro Sud è interessato dalla Blue Tongue e che gli interventi realizzati hanno fino ad oggi preservato il Nord, l'area più produttiva del Paese. Vaccinazione di massa e sorveglianza rappresentano il più alto livello di efficacia ed è questa la direzione del Ministero della Salute secondo il quale, trattandosi di una malattia da vettori, la parola "eradicazione" non è a portata di mano, ma è una prospettiva di medio, lungo termine.  E' stato il Direttore Generale della Sanità Animale, Silvio Borrello, ad aprire questa mattina a Roma il Convegno nazionale sulla Blue Tongue organizzato da SIVAR.

L'avvicendarsi di differenti sierotipi richiede disponibilità vaccinali tempestive, mentre i tempi di acquisto da parte delle pubbliche amministrazioni sono estremamente lunghi. Le criticità di reperimento dei vaccini sul mercato e la scarsa disponibilità finanziaria delle Regioni rappresentano oggi le principali difficoltà da affrontare, unite all'esigenza  centralizzare i processi decisionali e di affidarsi ad una programmazione unitaria degli interventi. Diretto l'intervento di AIA che ha sottolineato i danni in termini di reddito e che gli allevatori "hanno bisogno di risposte certe" e che queste possono arrivare solo da una programmazione nazionale e dalla vaccinazione, senza trascurare l'opzione assicurativa. "Dobbiamo parlare una sola lingua"- è stata la chiosa di AIA.

In arrivo una nuova Ordinanza Ministeriale- Borrello ha spiegato che una prima innovativa risposta è arrivata dal Ministero della Salute con il provvedimento di luglio, che ha permesso l'approvvigionamento diretto alle organizzazioni di categoria affinché vaccinassero in azienda attraverso il loro veterinario sotto il controllo delle ASL.  La seconda risposta è un nuovo provvedimento. E' infatti alla Corte dei Conti una nuova ordinanza firmata il 28 ottobre scorso, sulla quale è stato richiesto il parere dell'ANAC, che prevede una campagna triennale d'intervento, basata sulla vaccinazione obbligatoria del 100% di tutti i  capi sensibili i cui costi saranno supportati al 70% dallo Stato, attingendo - per il primo anno- a fondi nazionali e in  co-finanziamento (rimborsi) europeo. Questi i capisaldi previsti dal provvedimento:

-vaccinazione obbligatoria di tutti capi sensibili (100%) presenti nelle Zone di Restrizione
-durata triennale
-bando di gara per acquisto vaccini in capo alle Regioni
-spese di approvvigionamento del vaccino a carico del Ministero della Salute (fondi nazionali e cofinanziamento CE) per il primo anno

La vaccinazione - ha sottolineato Borrello- previene lo sviluppo della viremia e interrompe la catena di trasmissione; inoltre, la vaccinazione di massa delle specie animali sensibili è in grado di ridurre la probabilità di diffusione dell’infezione dalle aree infette.

Sulla produzione e sulla disponibilità di vaccini è stato richiamato il ruolo degli IZS, una rete che potrebbe entrare in gioco. Da AISA la proposta di un tavolo tecnico che realizzi una pianificazione insieme alle autorità sanitarie e agli Istituti Zooprofilattici Sperimentali per un coordinamento con l'industria farmaceutica affinché la disponibilità dei presidi vaccinali segua le necessità di campo.

Quale sinergia con il veterinario aziendale? Sollecitato in fase di discussione dal Presidente SIVAR Daniele Gallo, il Direttore generale Borrello ha richiamato il ruolo che già il provvedimento di giugno assegna ai veterinari liberi professionisti in azienda e che verrà ribadito nell'Ordinanza di prossima emanazione. Il decreto sul veterinario aziendale ha subito una battuta d'arresto, ma "il Sottosegretario De Filippo è intenzionato a rivederlo e a portarlo avanti".

Centralità- Perchè non affidare completamente al Ministero della Salute la gestione della malattia? "Il Titolo V è in progress",  ha risposto Borrello, spiegando che le Regioni, che hanno sempre salvaguardato la loro autonomia, oggi hanno meno risorse finanziarie e sono destinatarie di pressanti richieste di intervento dagli allevatori. Ne consegue che il Ministero della Salute ha già iniziato a lavorare con le Regioni per una politica sanitaria unitaria e lo Stato ha messo a disposizione il 70% dei fondi necessari a realizzare le misure previste dalla prossima Ordinanza.  Il 70%, non il 100% ha sottolineato Borrello, secondo un approccio analogo a quello adottato dall'Unione Europea nei confronti degli Stati Membri e finalizzato ad una loro responsabilizzazione compartecipata. Anche a Bruxelles ci sono difficoltà finanziarie, ma con una regia comunitaria il Ministero della Salute è fiducioso sulla disponibilità di fondi.

Lo scenario europeo- Sotto la presidenza olandese dell'Unione Europa ci sarà un dibattito comunitario sulle strategie future. Al momento, sullo scenario europeo sono presenti due orientamenti, quello francese e quello spagnolo. Il primo riflette una posizione più defilata, probabilmente alla luce della recente evoluzione d'Oltralpe,  e propende per una valutazione non problematica dalla malattia, affrontabile con una maggiore deregolamentazione e autonomia decisionale da parte dei soggetti economici coinvolti. "Gli Stati Membri stanno a guardare", ha sintetizzato il Direttore Borrello, che ha invece spiegato le ragioni per cui il Ministero della Salute è più vicino alla proposta della Spagna. Quest'ultima chiede una strategia condivisa tra gli Stati Membri ai quali non può essere addossata la responsabilità decisionale. Interventi scoordinati e difformi nell'Unione presenterebbero svantaggi sul piano sanitario e difficoltà di movimentazione.

Senza interventi comunitari, di respiro almeno triennale, il rischio - ha spiegato Borrello- è che non vi sia nessuna efficacia. L'orientamento della Spagna è condiviso dal Ministero della Salute italiano ed è rispecchiato dall'Ordinanza in arrivo. L'Italia pone un problema di salvaguardia del patrimonio ovino nazionale e non considera le aziende zootecniche sufficientemente protette da trattamenti insetto-repellenti, i quali solleverebbero anche problemi di tipo ambientale. Anche la categorizzazione degli interventi sulla base dei diversi sierotipi "è pericolosa" secondo il Ministero della Salute, "perchè il BTV può mutare molto velocemente".
Secondo Borrello, a livello europeo e internazionale è necessario uniformare la terminologia e rivedere le disposizioni dell'OIE che attualmente portano a considerare "automaticamente infetto" un territorio, anche in ragione di un solo capo in ingresso. L'Italia è un forte importatore di animali da ingrasso, specie al Nord, pertanto i flussi richiedono che siano facilitati gli scambi, "senza riduzione di efficacia nella lotta alla Blue Tongue".


pdfBrochure_Convegno_Nazionale_SIVAR_LA_BLUE_TONGUE_IN_ITALIA_17_11_2015.pdf