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TASSA UE SULLA CARNE?

Cosa si nasconde dietro la tesi dell'eco-sostenibilità?

Cosa si nasconde dietro la tesi dell'eco-sostenibilità?
Il Consiglio svedese, partecipando ai lavori della Commissione Agricoltura della Ue, ha proposto l'introduzione di una tassa per scoraggiare il consumo della carne. La Commissione sta discutendo sulle future sovvenzioni dell'Unione. Comunicato stampa ANMVI.
Non sorprende la proposta della Svezia che ha ieri chiesto alla Commissione Agricoltura della UE di tassare il consumo delle carni per scoraggiarlo, a fini di ecosostenibilità.

Per l'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani è l'ennesimo dirottamento di principi sani per obiettivi malati: l'eco-sostenibilità usata per destabilizzare il mercato comunitario dei prodotti alimentari di origine animale. Come dire: un colpo al cuore dei trattati europei e un'azione di disturbo sullo scacchiere del commercio internazionale. Secondi fini non dichiarabili, ovviamente, ma che si possono camuffare sotto la questione della sostenibilità etica e ambientale delle produzioni economiche. Una questione vera, ma che viene spesso usata per scardinare gli assetti concorrenziali. Addossare oneri economici in nome dell'eco sostenibilità ambientale e protezionista è una strategia, ormai smascherata, per spostare pesi e oneri sulle spalle dei Paesi competitori. Un Paese come l'Italia, con il suo export alimentare di grande qualità, altre volte è stata slealmente messa in competizione da Paesi senza tradizioni alimentari.

L'Europa sta discutendo sulle future sovvenzioni che l'Unione dovra' stanziare per sostenere le attività agricole. L'ANMVI si augura che i Ministri e i Deputati italiani facciano valere nelle sedi opportune il valore strategico delle esportazioni nazionali. Basta leggere il Piano nazionale dell'Export 2013-2015, presentato dal Ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera nella sede dell'Istituto per il commercio estero (Ice), per accorgersi che l'Italia, il Paese dal debito pubblico ormai innumerabile, ha una bilancia commerciale in attivo e in crescita, grazie alle esportazioni delle produzioni alimentari.

Il nostro Paese, senza che la campagna elettorale se ne accorga, ha evitato il disimpegno dei fondi europei per lo sviluppo rurale, cioè per la condizionalità, cioè per la zootecnia, cioè per la salute e il benessere animale. L'Europa destina fondi a chi li sa usare e le Regioni italiane che non avessero saputo farlo avrebbero determinato il 'disimpegno' cioè la revoca automatica dei fondi inutilizzati e di quelli futuri. L'ANMVI ricorda che, a fine 2012, quasi per il rotto della cuffia sui terpi, il commissario straordinario di Agea e il coordinamento degli assessori regionali, insieme al Ministero delle Politiche Agricole, hanno fatto sì che l'Italia possa avere la sua quota di riparto: la bozza negoziale parla di 9.139 milioni di euro per il periodo 2007-2013 e 8.968 milioni di euro per il periodo 2014-2020.

Fondi necessari per affrontare l'agguerrita competizione agricola nell'Europa a 27, dove Paesi di recente ingresso stanno viaggiando alla velocità della luce. Soldi veri, da spendere bene anche a favore dell'eco-sostenibilità. (Comunicato stampa ANMVI)

The Swedish case

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