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Randagismo senza fondi: aprire subito al privato

Randagismo senza fondi: aprire subito al privato
Anche il triennio 2013-2015 vedrà ridursi sensibilmente il finanziamento per interventi in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo. Il dettaglio, anno per anno, è contenuto nello Stato di Previsione finanziaria del Ministero della Salute. Dai 4 milioni di euro del 2010, la dotazione finanziaria annuale si è drasticamente ridotta a circa 330mila euro/anno.
Due le strade da seguire secondo l'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani:

1) un piano nazionale uniforme che faccia perno sul Ministero della Salute come Autorità nazionale di indirizzo e di coordinamento- Urge una revisione delle attuali strategie, troppo decentrate e parcellizzate sul territorio, soprattutto in alcune Regioni dove il fenomeno rappresenta un problema di incolumità pubblica e di rischio epidemiologico. Indispensabile, quindi, un piano nazionale di prevenzione e di contrasto del randagismo che faccia prioritariamente leva sulla sterilizzazione come forma di controllo anagrafico, epidemiologico ed economico della popolazione animale (cani e gatti) presenti sul territorio italiano, in particolare nei canili.

2) l'utilizzo delle risorse già disponibili nella rete delle strutture veterinarie private - Il contenimento economico a cui è sottoposta la sanità pubblica suggerisce di utilizzare le strutture veterinarie private autorizzate su tutto il territorio nazionale che per capillarità e requisiti tecnologici e organizzativi sono già in grado di erogare prestazioni essenziali di base. La pronta disponibilità della rete veterinaria privata consentirebbe di abbattere del tutto i costi di investimento strutturale che il SSN non è in grado di sopportare.

"L'ingresso della veterinaria privata nella governance pubblica sarebbe perfettamente coerente con il principio universalistico alla base del nostro sistema sanitario e con il ruolo di operatori di sanità pubblica veterinaria dei liberi professionisti- dichiara il Presidente dell'ANMVI Marco Melosi, che aggiunge: "Sarebbe anacronistico e irresponsabile continuare a pensare che il SSN - sempre meno finanziato- possa da solo far fronte ad una popolazione di 700 mila animali non proprietari (la stima è del Ministero della Salute) di fronte ad una emergenza che ha fatto anche vittime umane".

"Occorre dunque prendere atto del fallimento di questi venti anni- conclude Melosi- e riconoscere che il randagismo ha raggiunto livelli di inciviltà sanitaria, di elevato rischio epidemiologico, di incolumità pubblica e di sicurezza degli animali allevati, spesso vittime di attacchi predatori da parte di animali randagi, con risvolti economici sulle attività zootecniche".