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PREVIDENZA

Sostenibilità Enpav: i Ministeri approvano la riforma bis

Sostenibilità Enpav: i Ministeri approvano la riforma bis
I Ministeri Vigilanti hanno approvato la riforma varata dall'Assemblea Nazionale dei Delegati lo scorso 23 settembre. Positive le valutazioni: il saldo previdenziale "è sempre positivo per tutto il periodo di valutazione". Saldo corrente "costantemente in equilibrio". Il patrimonio "non si azzera mai".

La riforma bis, approvata dopo quella del 2010, supera la prova della "sostenibilità a cinquant'anni. Il Ministero del Lavoro ha dato il via libera "senza sollevare rilievi, se non meramente tecnici e formali".
"Si è trattato di una riforma imposta dalla necessità di assecondare le richieste ministeriali – ricorda il Presidente dell' Enpav Gianni Mancuso. "Abbiamo cercato di distribuirne il peso tra tutti gli iscritti.
La sua approvazione senza rilievi da parte dei Ministeri vigilanti – conclude- dà conferma della bontà del disegno, rispetto agli obiettivi".

Il Ministero del Lavoro ha infatti sottolineato che "dalle risultanze attuariali del bilancio tecnico è emerso che il saldo previdenziale, tra entrate contributive e prestazioni pensionistiche, è sempre positivo per tutto il periodo di valutazione; analogamente, il saldo corrente tra entrate e uscite totali, risulta costantemente in equilibrio. Il patrimonio non si azzera mai nel periodo di valutazione e risulta sempre sufficiente alla copertura della riserva legale."

Le misure previste diverranno, quindi, attuative secondo le tempistiche previste. L'approvazione ministeriale allontana il rischio dell'applicazione coatta del metodo contributivo. Spiega il Direttore Generale Giovanna Lamarca su 30giorni: "La scelta di fronte alla quale si è trovato l'Enpav è stata se mantenere il metodo retributivo di calcolo delle pensioni o non fare alcuna riforma e passare al contributivo già dal prossimo anno. La conservazione dell'attuale sistema lascia per il futuro la possibilità, ove le verifiche attuariali periodiche lo consentiranno, di ricalibrare in positivo le leve attivate. Viceversa, il passaggio al contributivo sarebbe stato irreversibile e avrebbe reso l'attuale riforma più iniqua nei confronti dei giovani che, iscrivendosi nel 2013, si sarebbero trovati a percepire una pensione interamente calcolata con il metodo contributivo sostenendo, al tempo stesso, il peso delle attuali pensioni".

Queste le linee della riforma:

Il calcolo della media dei redditi per determinare l'importo della pensione, verrà effettuato arrivando progressivamente a considerare i migliori 35 redditi dichiarati durante tutta la vita contributiva (attualmente si calcolano i migliori venticinque sugli ultimi trenta anni).
Anticipazione al 1° gennaio 2013 dell'applicazione dei coefficienti di neutralizzazione sulle pensioni anticipate, previsti per l'anno 2017.
A decorrere dall'anno 2014, innalzamento a 62 anni dell'età anagrafica minima per il pensionamento di vecchiaia anticipato, in linea con il sistema pensionistico generale e con l'allungamento dell'aspettativa di vita.
Innalzamento del reddito massimo pensionabile a € 90.000, ampliando la fascia dei redditi dell'ultimo scaglione di riferimento per il calcolo della pensione. Questo provvedimento avrà efficacia dai redditi prodotti nell'anno 2013.
A decorrere dall'anno 2013, riduzione della perequazione annuale al 75% dell'inflazione per le pensioni in pagamento. Rimane la rivalutazione piena per le pensioni il cui importo minimo è previsto dal Regolamento. Questa misura è tesa a ridistribuire i sacrifici anche su coloro che già godono di un trattamento pensionistico e che stanno beneficiando di pensioni adeguatamente remunerate. Su richiesta dell'Assemblea, il Consiglio di Amministrazione ha esplicitamente assunto l'impegno di monitorare con attenzione la necessità di mantenere la perequazione in misura ridotta, tendendo al ripristino di una perequazione al 100% , ove i parametri della sostenibilità lo consentiranno.
Incremento graduale di mezzo punto percentuale all'anno, della percentuale del contributo soggettivo fino al 22% che sarà raggiunto nell'anno 2033. Rappresenta una continuità con la precedente riforma, che già prevedeva di arrivare al 18%, salvo che per la stabilità a cinquanta anni è stato necessario arrivare ad una percentuale più elevata. E' stato testato che vi sia una remunerazione vantaggiosa dei versamenti anche con la massima contribuzione del 22%.
Incremento del contributo integrativo al 3% nell'anno 2027 e al 4% nell'anno 2030.

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