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L'EQUIDE NON DPA E' DA COMPAGNIA?

L'EQUIDE NON DPA E' DA COMPAGNIA?
Acceso dibattito ieri alla prima giornata del convegno sul benessere animale organizzato da ANMVI International. La veterinaria chiede certezza giuridica per il cavallo non produttore di alimenti. L'appuntamento di ieri, dedicato agli equidi, è stato seguito da 150 partecipanti in sede e da 436 utenti collegati in diretta web. Oggi diretta web sul benessere degli esotici.

Il dibattito sul benessere dell'equide, particolarmente sentito e partecipato tanto dalla veterinaria pubblica che da quella privata, si confronta con l'incertezza giuridica in cui si trova il cavallo da compagnia.

La platea, presente ieri alla giornata di apertura del convegno sul benessere animale organizzato da ANMVI International, ha messo in luce le problematiche nel settore degli equidi e la centralità del medico veterinario nella loro risoluzione e nella gestione del benessere del cavallo.

Ai relatori che si sono succeduti nella giornata di ieri, ha fatto seguito l'intervento della rappresentante del Ministero della Salute, Rosalba Matassa, che ha presentato il quadro giuridico degli equidi, sottolineando, nel corso di un animato dibattito, l'urgenza di una specifica legislativa sul cavallo non DPA (non Produttore di Alimenti) oggi solo "idealmente" considerato "da compagnia"; in realtà il suo status di animale d'affezione è giuridicamente incerto e necessita di essere sorretto da una norma precisa. Ne discenderebbe anche, secondo la dirigente ministeriale, una maggiore chiarezza anche rispetto alla fattispecie di maltrattamento e al campo di applicazione della Legge 189/2004.

"Il cavallo oggi- dichiara il Presidente dell'ANMVI Sandro Barbacini che ieri ha moderato i lavori- deve finalmente trovare la sua collocazione tenendo presente, quando si parla di benessere, che la destinazione DPA o non DPA dell'equide, per il Legislatore non è concepita in funzione della tutela del cavallo ma del consumatore. E' evidente invece la spinta della veterinaria a considerare inequivocabilmente "da compagnia" un animale non destinato a produrre alimento per l'uomo e l'esigenza della professione a sgombrare il campo dagli equivoci proprio nell'interesse del cavallo".

" E' però evidente, alla luce dell'incontro di ieri- conclude Barbacini- che a questa definizione giuridica del cavallo può concorrere in modo determinante la professione veterinaria, in tutte le sue rappresentanze e ambiti di attività professionale. Ci sono infatti risvolti gestionali del cavallo, sia sanitari che di benessere, per i quali la professione dovrà disporre di strumenti normativi, professionali e terapeutici adeguati, basti pensare ai problemi geriatrici. E' una evoluzione importante a cui stiamo andando incontro - conclude il Presidente dell'ANMVI- e che incoraggiamo, ma che dovrà essere guidata dalla veterinaria e rigorosamente sorretta dalle sue competenze pratiche e scientifiche".