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NOMISMA 2010: PARLANO I GIOVANI VETERINARI

NOMISMA 2010: PARLANO I GIOVANI VETERINARI
Il Presidente dell'ANMVI Sandro Barbacini interverrà questo pomeriggio alla presentazione dell'indagine Fnovi Nomisma sulla condizione occupazionale e sulle prospettive professionali a 10 anni dall'iscrizione all'Ordine. Dati e rilevazioni basate sulle interviste a 810 giovani medici veterinari. La ricerca "La professione medico veterinaria: condizioni e prospettive nei primi dieci anni di attività", curata da Nomisma per FNOVI mette in luce le difficoltà di inserimento nella professione e le necessità di riforma. I dati, raccolti a novembre e dicembre dell'anno scorso, saranno presentati questo pomeriggio a Roma nell'ambito dei lavori del Consiglio Nazionale FNOVI. Per l'ANMVI interverrà il Presidente Sandro Barbacini.

Sono stati 810 giovani medici veterinari a creare il campione degli iscritti all'Ordine negli ultimi 10 anni (i giovani sono ben il 40% del totale dei medici veterinari, che al 31 dicembre 2009 ha toccato quota 27.537 iscritti). Nel corso delle interviste, condotte telefonicamente su un questionario della durata di circa 30 minuti, i colleghi hanno espresso le loro opinioni sulla formazione, le condizioni professionali e le prospettive future. E dalle loro risposte è uscito un quadro che richiede da subito un'attenta ridefinizione di ruolo e competenze.

Circa il 10,3% non esercita affatto pur essendo iscritto all'Ordine; di questi quasi il 4% è disoccupato e il 3% è impegnato in un altro campo professionale. L'incidenza della disoccupazione aumenta tra chi si è iscritto all'Ordine dopo il 2004 (6,1%) e tra le donne (4,8%). il 20,4% dei giovani professionisti iscritti all'Ordine dopo il 2004 a tutt'oggi non ha ancora un impiego sicuro, il 52,9% non ha entrate stabili.

"I risultati della ricerca - dichiara Gaetano Penocchio, Presidente della Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani - indicano con estrema chiarezza che nel contesto attuale i giovani si trovano sempre più schiacciati da mercati ormai chiusi e statici. Per tracciare una strada c'è un solo modo: valorizzare la formazione e la competenza, che sono la migliore garanzia per i cittadini".
"Ripensare radicalmente al percorso di acquisizione delle competenze necessarie alla nuova configurazione del mercato - prosegue Gaetano Penocchio, Presidente FNOVI -vuol dire avere chiaro che la formazione dei professionisti ha un'importanza cruciale per lo sviluppo economico di un paese. Sulla necessità di attivare tutti i cambiamenti necessari la professione medico veterinaria ha oggi già maturato consapevolezza."

"Questo scenario è intollerabile e chiama tutti ad una immediata assunzione di responsabilità"- commenta Sandro Barbacini. " Anche noi professionisti verso le nuove generazioni dobbiamo fare ogni sforzo per favorire l'inserimento professionale anche solo dando un certo esempio e mostrando tutte le possibilità di realizzazione. Nel mio settore, l'ippiatria, questo si realizza abbastanza- continua Barbacini- siamo più portati a fare esperienze internazionali, ad allargare gli orizzonti andando all'estero e mantenendo contatti sovrannazionali, tanto nell'aggiornamento come nell'esercizio professionale. Molti ippiatri fra i 45 e 55 anni hanno una storia professionale di questo tipo e la indicano ai giovani connazionali che spesso non hanno il quadro completo di tutte le strade percorribili. C'è un problema di prospettive e di entusiasmo che vanno recuperati - conclude Barbacini- uscendo da rigidità che ci portiamo dentro fin dalla formazione universitaria per non essere stati messi abbastanza a contatto con la realtà vera".

Gli inizi
Le prime esperienze lavorative dei giovani medici veterinari italiani assumono spesso forme di sottoccupazione: il reddito medio è di poco inferiore a 870 euro mensili a fronte di un impegno a tempo pieno. L'orario di lavoro è uno dei dati più significativi. Un giovane medico veterinario su quattro lavora mediamente più di 8 ore al giorno (alcuni anche fino a 12 ore giornaliere), all'opposto diffuse sono le situazioni di chi è costretto a lavorare meno di 10 ore alla settimana.

L'attività
Lo sbocco occupazionale prevalente è la libera professione, esercitata dal 71,8% dei giovani medici veterinari, ma è più che altro una scelta obbligata per mancanza di alternative: il 56,6% ha scelto la libera professione per l'assenza di altri sbocchi. L'8,3% dei giovani è invece occupato in ambito pubblico, il 6,7% lavora nelle università o svolge attività di ricerca, il 2,6% lavora presso l'industria, lo 0,3% nelle associazioni di allevatori.

La percezione
Quasi un medico veterinario su tre ritiene che il proprio lavoro non dia garanzie di continuità.Per far fronte a questa emergenza il 19,5% dei giovani professionisti ha intrapreso una seconda attività. Solo svolgendo diversi lavori contemporaneamente si riesce a raggiungere un livello di stabilità almeno in parte soddisfacente, tuttavia la situazione economica rimane problematica: il 32,3%, pur avendo più di un lavoro, non pensa di poter contare su un reddito costante. Solo il 21,2% pensa di aver raggiunto gli obiettivi che si era prefissato da studente e quasi un giovane medico veterinario su quattro è del tutto scontento, dato che indica una netta discrepanza tra le aspirazioni maturate durante gli studi e la realtà lavorativa.

La formazione
Nel valutare la rispondenza tra formazione universitaria e nuove esigenze professionali del mercato, i giovani medici veterinari danno giudizi che segnalano la presenza di alcune inadeguatezze: solo il
20% dei professionisti dà valutazioni pienamente positive. Chi si è iscritto all'Ordine negli ultimi 10 anni è convinto che in futuro la professione subirà trasformazioni tali da richiedere una riforma dei modelli didattici universitari. In discussione non sono né la competenza dei docenti né la preparazione di base fornita. I problemi della formazione universitaria in Italia riguardano soprattutto l'insufficiente spazio dedicato all'esperienza clinico-pratica (elemento segnalato dal 53,6%), l'elevato numero di facoltà (44,8%) e l'eccessivo numero di studenti (39,5%).


Decisamente sfavorevole anche il giudizio sulla possibilità di istituire nuovi corsi di laurea in aree paraveterinarie: l'85,5% ritiene che non vi siano sbocchi occupazionali per queste nuove figure. Per  quanto riguarda il periodo di praticantato è importante che questo sia gestito in collaborazione con
le realtà produttive (96%) e ulteriormente prolungato (64,9%).

 

Allegati
pdf COMUNICATO STAMPA FNOVI NOMISMA.pdf