Tre i criteri che l'Anmvi ha proposto: 1. il dato anagrafico e demografico nazionale (iscritti all'Ordine, demografia e popolazioni animali); 2. Il dato territoriale (con riferimento al mercato e al tessuto economico produttivo); 3. La rispondenza delle sedi a parametri di qualità, individuati in sede nazionale, da affiancare a quelli europei della Eaeve; 4. La previsione di individuare in ciascuna sede universitaria un orientamento (disciplinare e settoriale ) prevalente nella definizione dell'offerta formativa.
"Siamo sulla buona strada per impostare la programmazione universitaria su basi più razionali e rispondenti al fabbisogno reale di veterinari - commenta Carlo Scotti (ANMVI) intervenuto ieri al tavolo tecnico - il dato più significativo è proprio la sintonia con il Ministero dell'Università che si dimostra determinato quanto noi, professione e facoltà, a mettere la formazione accademica su un binario nuovo. Le posizioni della veterinaria e dell'università - conclude Scotti- non sono più così lontane".
Il Tavolo è composto da dirigenti del Miur, collaboratori del Ministro Gelmini, rappresentanti della Conferenza dei Presidi, della Fnovi e dell'Anmvi.