Commenta Carlo Scotti dell'ANMVI: "I fondi per il randagismo non sono mai stati sufficienti e spesso sono stati mal gestiti. Oggi però siamo di fronte ad una volontà politica diversa e si è iniziato a guardare al randagismo in maniera più attanta in molte amministrazioni regionali e comunali. Poiché le risorse del Servizio Sanitario Nazionale non sono destinate a crescere, è necessario voltare pagina ed affrontare la prevenzione veterinaria in termini virtuosi, puntando ad una sinergia pubblico-privato come quella che l'ANMVI propone con il progetto Leavet.
Con l'aiuto delle strutture veterinarie private, già presenti sul territorio nazionale e pronte a mettersi al servizio della sanità animale, il randagismo potrebbe davvero diventare un fenomeno a termine, da affrontare in maniera sistematica e pianificata, senza costi strutturali. Oggi la professione veterinaria registra invece interventi disorganizzati e improvvisati, specie da parte dei Comuni che, per gli interventi di controllo della popolazione animale e per l'assistenza veterinaria, lanciano bandi di gara al miglior offerente spesso senza una programmazione pluriennale e scarsa attenzione alla qualità della prestazione chirurgica".
Contro il taglio dei fondi si sono schierati i presidenti delle associazioni animaliste, Gianluca Felicetti della Lav (Lega antivivisezione), Carla Rocchi dell'Enpa (Ente nazionale protezione animali) e Laura Rossi della Lega nazionale per la difesa del cane. Questi, pur apprezzando gli ''interventi del nuovo governo a tutela degli animali da compagnia'', si dicono, all'interno di ''un quadro d'emergenza, preoccupati per la riduzione dei fondi''. La Lav, l'Enpa, e la Lega per la difesa del cane chiedono, pertanto, a Martini di farsi ''interprete presso il Governo'' per ''ripristinare almeno le dotazioni della legge Finanziaria 2008''.