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EUTANASIA VETERINARIA, E’ MEGLIO PER TUTTI?

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La testimonianza di una proprietaria che domenica scorsa raccontava per il quotidiano Libero l’eutanasia del suo cane riapre la questione in medicina veterinaria, dove – al pari del campo umano- non esiste una regolamentazione legislativa. La signora portava il paziente in un pronto soccorso veterinario richiedendo l'eutanasia “perchè si capiva che stava morendo” e si vedeva negare la prestazione, successivamente accordata invece dal suo medico veterinario di fiducia. La vicenda viene oggi commentata sulle stesse pagine da Oscar Grazioli, collega giornalista e relatore al convegno che l’ANMVI organizzò nel 2003, insieme a SISCA, sulla cosiddetta “morte amica”: Non voglio entrare più di tanto nell'episodio della signora Maria- scrive il collega , ma due rapide riflessioni sono d'obbligo. La signora racconta che "vista l'ora (21.30) " non era in grado di rintracciare il suo veterinario di fiducia. Un serio veterinario di fiducia si organizza in modo che, in caso d'irreperibilità, ci sia una struttura d'appoggio, da indicare al cliente in difficoltà. Se no, a me verrebbe a mancare la fiducia, nel sapere che, mentre Otto sta malissimo, lui si strafoga al ristorante e io non so dove sbattere la testa. Capisco l'emotività, ma non è il proprietario che giudica quando è arrivata la fine, ma il medico, molto più titolato di lui. Se i colleghi del pronto soccorso hanno giudicato che vi fosse ancora qualche speranza per Otto, bene hanno fatto a metterlo in terapia”. Nel corso del convegno organizzato da ANMVI e SISCA, risultò -da un questionario proposto ai partecipanti -che il 76% aveva praticato l’eutanasia negli ultimi tre anni e in percentuali pressochè equivalenti per il cane e per il gatto. La motivazione prevalente nei proprietari era risultata la malattia incurabile, seguita da vecchiaia ( spesso intesa come mancanza di autosufficienza dell’animale) e da problemi comportamentali. Ma tra le ragioni per cui il proprietario chiede la prestazione eutanasica ci sono altri fattori: difficoltà economiche alla detenzione dell’animale o a sostenere i costi delle cure o problemi gestionali-familiari come nel caso di anziani soli costretti a lasciare la propria casa per trasferirsi stabilmente in un casa di riposo. I medici veterinari che da anni si occupano di gestione dell’eutanasia, intesa come prestazione pietosa e non soppressione, indicano alcuni fattori positivi di accompagnamento verso l’evento eutanasico come la buona conoscenza del paziente, la connotazione rituale dell’eutanasia, colloquio pre-eutanasia, costante comunicazione con il proprietario con il quale condividere l’esperienza. E naturalmente eccellenza tecnica. In ogni caso, l’eutanasia veterinaria, lungi dall’essere intesa come una soluzione sbrigativa è sempre una scelta da ponderare con la massima professionalità. Comporta infatti conoscenze profonde anche di tipo psicologico e nozioni psico-analitiche di elaborazione del lutto che toccano da vicino la sfera affettiva del cliente.