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CNB, STERILIZZAZIONE COME MUTILAZIONE?

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E’ solo nelle premesse della sua interrogazione rivolta al CNB sulla liceità di caudotomia e conchectomia che l’allevatore Veronesi accenna alla sterilizzazione quale “maggior mutilazione possibile per un animale”. Veronesi argomenta che “ l’intervento non inibisce la sola capacità riproduttiva, ma ha effetti diretti alla modificazione del carattere e dell’espressività del cane e del gatto”. Il CNB ha riconosciuto che la sterilizzazione comporta indubbiamente una mutilazione assai più grave della caudotomia e della conchectomia, ma con un distinguo di fondo. La sterilizzazione, a parere del Comitato, è un atto non solo invasivo, ma suscettibile di determinare alterazioni del comportamento, che deve quindi essere considerato con estrema attenzione per ogni singolo animale coinvolto, e posto in essere solo dopo aver esaminato, caso per caso, i vantaggi e gli svantaggi dell’intervento, sempre avvalendosi della consulenza del medico veterinario anche ai fini della valutazione del rischio di insorgenza di possibili patologie uterine o mammarie. Tale mutilazione, tuttavia, può ritenersi giustificabile sotto diversi profili, in particolar modo nel caso di cani non riconducibili a un proprietario o a un detentore. All’interno di un’etica della responsabilità, appare infatti doveroso per l’uomo farsi carico dei complessi problemi innescati dalla convivenza con gli animali e prevenire i danni sanitari e sociali causati dalla sovrappopolazione animale. Né va dimenticata, in un’ottica sociale, la gravità del fenomeno del randagismo, che determina pericoli per la salute umana, un potenziale aumento della sofferenza animale e una lievitazione dei costi che potrebbe ripercuotersi sulle stesse condizioni di vita che la società può e deve garantire ai cani randagi e/o abbandonati. L’obbligo della sterilizzazione, previsto per i cani randagi dalla legge quadro 281/1991 e dalle successive leggi regionali, è nato proprio dalla necessità di elaborare una politica di controllo delle nascite e di migliore distribuzione delle risorse. Fenomeno del randagismo che comunque dovrebbe indurre anche i proprietari o detentori di cani a un’attenta gestione della vita riproduttiva dei propri animali, al fine di non incrementare il numero degli abbandoni determinati da cucciolate indesiderate e di difficile collocazione. Nel caso degli animali di proprietà valgono anche ulteriori considerazioni che rimandano a più ampie questioni relative al rapporto uomo/animale d’affezione e alla problematica del consenso informato in veterinaria.