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MANGIMI, PRODUZIONE IN AFFANNO

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Le previsioni di chiusura di Databank per il 2006 vedono una contrazione media della produzione stimata attorno al 5-6%, in conseguenza principalmente della “psicosi” da influenza aviaria scoppiata negli ultimi mesi del 2005 e che, a livello mangimistico, ha cominciato a deprimere il mercato in maniera significativa da gennaio del 2006.
Nel 2005, le ridotte quotazioni delle materie prime, ha indotto ad un massiccio utilizzo di materie prime di origine aziendale da parte dell’allevatore in connessione con mangimi complementari a discapito dei mangimi completi; ciò ha penalizzato soprattutto il comparto dei bovini (sia da latte che da carne) e dei suini;
La produzione nel 2005, ha raggiunto circa 11,8 milioni di tonnellate, evidenziando un calo del 3,8% (in volume); i dati sul commercio estero permangono su valori scarsamente significative per l’attività settoriale.
L’orientamento dei mercati a valle su produzioni qualitativamente elevate (“alta qualità” per il latte, proliferazione di marchi di qualità per le carni, ecc..), favorisce le aziende che aderiscono ad un modello di business centrato sulla differenziazione del prodotto, piuttosto che sul fattore prezzo.
Nella competizione settoriale decresce l’importanza della capillarità della rete di vendita in relazione alla progressiva concentrazione del patrimonio zootecnico e si consolida la crucialità dell’immagine aziendale e del servizio alla clientela.
Principali minacce del settore: allarmi di epidemie che determinano uno spostamento dell’orientamento del consumatore verso prodotti sostitutivi; riforma PAC che induce una maggiore produzione di foraggio e, pertanto, un minoro ricorso ai mangimi completi (impatto elevato di breve-medio periodo); concentrazione del patrimonio zootecnico, cui consegue un maggior utilizzo di mangimi complementari a discapito dei mangimi completi (impatto elevato di breve-medio periodo).
Principali opportunità: crescente richiesta da parte del consumatore di prodotti (carne, latte) più “sicuri” e qualitativamente elevati, che necessitano di un maggiore controllo sugli alimenti per il bestiame (impatto elevato di medio-lungo periodo). ( fonte: Data Bank)