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CANI E PROPRIETARI INADEGUATI

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Ci si chiede se i cani,o almeno alcune razze di cani,siano pericolosi o se piuttosto siano i proprietari a essere inadeguati. Su questo tema interviene per esempio l’ANMVI (Associazione nazio-nale medici veterinari), l’Ordine dei Medici Veterinari di Milano) e la Federazione Regionale degli Ordini dei Medici Veterinari della Lombardia. Spiega Laura Torriani, segretario dell’ANMVI, che gli ultimi episodi di aggressioni e morsicature da parte di pitbull riportano all’atten-zione il problema dei cani cosiddetti pericolosi e della gravità delle le-sioni che certi animali possono infliggere alle persone. Come altre volte la pubblica opinione si divide in due correnti, l’una che sostiene che alcune razze di cani sono effettivamente “naturalmente” pericolose, l’altra che attribuisce ogni responsabilità a chi quei i cani li gestisce in modo scorretto. I terribili danni alle persone assalite, con discrepanze evidenti tra quanto riportato dai proprietari e il reale significato della modalità di detenzione di animali che se effettivamente mal seguiti, non socializzati e non adeguatamente custoditi possono provocare le lesioni che ormai tutti conosciamo. I pitbull chiusi tutto il giorno in un recinto e lasciati uscire per pochi minuti al giorno non sono animali seguiti correttamente da parte del proprietario. Quasi sicuramente un cane piccolo e apparentemente innocuo, come un pointer ad esempio, dice Laura Torriani, tenuto allo stesso modo non avrebbe provocato però danni a nessuno. Il cane lasciato solo in un appartamento non può essere accudito da una persona sconosciuta, nemmeno se si tratta di un barboncino. Anche nella selezione c’è lo zampino dell’uomo. Da secoli l’uomo seleziona i cani non solo per l’aspetto estetico, a volte secondario, ma anche per le diverse attitudini che non ha significato negare. Soprattutto la conformazione fisica e la facile “irritabilità” rendono purtroppo pericolosi alcuni tipi di cani perché difficili da fer-mare. La ricerca delle razze da mettere al bando è però destinata a non dare i risultati sperati dato il numero elevato di razze di cani esistenti (circa 300) e la rapidità con la quale è possibile selezionare altri animali con caratteristiche fisiche simili. Diventa inoltre difficile e costoso (test del Dna) dimostrare la reale appartenenza di soggetti dubbi a determinate linee genetiche, motivo per cui anche Paesi che hanno posto il veto ad alcune razze si trovano adesso in difficoltà, anche economica, nei casi di ricorsi da parte dei proprietari di animali che ne rifiutano la soppressione. Molti proprietari di cani non hanno purtroppo cognizioni adeguate relative alla gestione di animali con potenziali reazioni pericolose e sarebbe quindi sicuramente auspicabile per ridurre il numero e la gravità degli incidenti che alcuni tipi di cani non avessero la diffusione attuale (proponendo la sterilizzazione del maggior numero di esemplari) e che si attivassero, come da più parti proposto, corsi relativi alla corretta e pacifica convivenza tra uomo e cane, oltre comunque ad applicare le giuste sanzioni previste dalla legge. Sicuramente da migliorare anche la gestione dell’anagrafe canina obbligatoria (ancora per cavilli burocratici la Regione Lombardia nono-stante quanto stabilito il 20-12-2002 non ha attivato il microchip come mezzo di identificazione) che permetterebbe un certo controllo della effettiva diffusione di animali che per la mole e la potenza di morso destano preoccupazione. Il Sole 24 ore.com, 12 agosto 2003