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RIORDINO DELLA SANITA' MILITARE

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Questa settimana le Commissioni riunite Sanita' e Difesa del Senato hanno iniziato l'esame di due ddl che propongono di riformulare l’attuale modello organizzativo della sanità militare, risalente all'inizio del secolo scorso. In entrambe sono inserite specifiche previsioni per la veterinaria. Sulle proposte (n.452 MELELEO ed altri. - Riordinamento della sanità militare e n.1935 NIEDDU ed altri. - Norme in materia di riforma del Servizio sanitario militare e delega al Governo per la definizione delle consistenze organiche dei singoli gradi) “è emersa una forte volonta' propositiva e conclusiva di un problema che ormai e' all'ordine del giorno da tre legislature''. Lo ha dichiarato il Sen. Tommassini (FI), sottolineando in questo modo un’esigenza di svecchiamento e di ristrutturazione della sanità militare condivisa anche dal Governo. Il ddl n.452 vuole eliminare “l’attuale frammentazione della sanità militare in quattro tronconi di Forza armata, oltre al servizio veterinario anch’esso diviso".Il testo annovera fra gli ambiti di competenza del SSM “ attività di sanità pubblica veterinaria e di vigilanza e controllo degli alimenti di origine animale, dei relativi mezzi di conservazione e trasporto e delle infrastrutture”. Queste attività, svolte da ufficiali veterinari, possono essere espletate anche a favore degli altri corpi armati dello Stato e di altre amministrazioni od enti pubblici mediante apposite convenzioni. Secondo il ddl 452 infatti: “Per far fronte alle esigenze del Servizio che non possono essere soddisfatte con il proprio personale sanitario, il Ministero della difesa può stipulare convenzioni con medici civili, generici o specialisti, nonchè odontoiatri, psicologi, medici veterinari, chimici e biologi ed altro personale sanitario (…) Nell’ambito dei rapporti di collaborazione fra il Servizio ed il Servizio sanitario nazionale,(…) il personale del Servizio può essere destinato a prestare servizio presso strutture del Servizio sanitario nazionale, previ accordi tra il Ministro della difesa ed il Ministro della salute. Con le medesime modalità il Servizio sanitario nazionale, (…)può destinare il proprio personale sanitario a prestare servizio, a tempo determinato, presso le strutture sanitarie delle Amministrazioni militari”. Agli Ufficiali del Servizio è consentito l’esercizio dell’attività professionale libera “all’esterno della struttura militare, fuori dell’orario di servizio ed in via subordinata alle esigenze dell’Amministrazione militare. L’attività professionale libera è altresì consentita, in casi particolari, anche all’interno della struttura militare, previa autorizzazione delle Amministrazioni militari”. Il ddl. n. 1935 pone l’accento sul “superamento della leva obbligatoria (rimasta tuttavia operante in caso di emergenza e di guerra)” e sul “conseguente passaggio ad uno strumento militare formato essenzialmente da professionisti. Ipotizza una consistenza numerica “di circa 2.200-2.400 ufficiali del Corpo sanitario (medici, farmacisti, odontoiatri, veterinari, psicologi, e così via)” contando su “personale fortemente motivato, professionalmente valido, costantemente aggiornato e perfettamente organizzato”. Agli ufficiali veterinari vengono affidati incarichi di “prevenzione delle malattie, diagnosi, ricovero, cura e riabilitazione degli animali dell’Amministrazione militare nonchè attività di vigilanza e controllo sugli alimenti di origine animale”. Anche questo testo ipotizza che vengano espletati “anche a favore degli altri corpi armati dello Stato e di altre amministrazioni o enti pubblici mediante apposite convenzioni”. E ancora “ Il Ministero della difesa, per far fronte a particolari esigenze interne, può stipulare convenzioni con medici civili, generici o specialisti, odontoiatri, psicologi, medici veterinari, chimici e biologi ed altro personale sanitario”. Dall’esito della discussione in Commissioni riunite è molto probabile che a queste proposte venga preferito, come testo di riferimento quello di iniziativa del governo- il ddl n. 1917 Delega al Governo per il riordino del Servizio sanitario militare, firmato dai ministri della Difesa, Antonio Martino, della Sanita', Gerolamo Sirchia e da quello per la funzione pubblica, Luigi Mazzella. Secondo il Governo “l’organizzazione della sanità militare, attualmente suddivisa in quattro distinte componenti, tante quante sono le Forze armate, dovrà assumere una connotazione interforze, secondo un modello già ampiamente sperimentato in altri paesi. Ulteriore principio del riordino è quello della complementarietà e integrazione del Servizio sanitario militare con quello nazionale, che dovrà essere realizzata attraverso forme di collaborazione e scambio di esperienze professionali, nonché mediante l’integrazione funzionale e operativa dei due servizi. Sul ruolo della veterinaria nulla in più si dice se non che il Servizio Sanitario Militare avrà fra le sue competenze la “ medicina veterinaria in ambito militare”.