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QUANDO L’ATTO NON RISERVATO E’ABUSIVO

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La recente sentenza n.1151 della Cassazione sull’abuso di professione piace agli Ordini, ma non alle associazioni professionali non regolamentate. Stabilisce infatti che commette abuso di professione anche chi compie atti non riservati, in via non occasionale. Una professione si identifica in atti caratteristici “tipici” e “propri”, altrimenti detti “riservati” e quindi esclusivi e protetti dall’ordine. Ogni professione si può tuttavia concretizzare in una serie di atti “relativamente liberi”, cioè non riservati, che possono essere compiuti anche da professionisti diversi. Per la Cassazione anche gli “atti relativamente liberi”, quando esercitati in modo non occasionale e non gratuito, ovvero in modo sistematico ed organizzato, possono costituire abuso di professione. La Cassazione interpreta quindi in modo restrittivo l’articolo 348 del codice penale sull’abuso di professione e lancia un segnale di cui gli ordini terranno conto al tavolo ministeriale della riforma delle professioni.