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AUDIZIONE IN SENATO

Filiera bufalina: battere sul tempo il micobatterio

Filiera bufalina: battere sul tempo il micobatterio
Nella filiera bufalina sono aperti più di 100 focolai di tubercolosi. Il cambio di passo sta nel fattore tempo. Angelo Ferrari (IZS Piemonte) e Loris Alborali (Izsler) sono stati ascoltati in Commissione Agricoltura al Senato sulle problematiche della filiera bufalina. Alborali: "Intervenire sui capi infetti accelera l'eradicazione". Ferrari (IZS Piemonte): il metodo gamma-interferon ha dimostrato l'importanza del fattore umano.


Protrarre la malattia ritarda l'eradicazione. Questa in sintesi l'avvertenza di Angelo Ferrari (Izs Piemonte) e Loris Alborali (Izsler) ai Senatori della Commissione Agricoltura in Senato che stanno svolgendo un ciclo di audizioni sulle problematiche della filiera bufalina. (video)

"Il Piemonte non è terra di filiera bufalina, ma ha una esperienza non indifferente in fatto di profilassi"- ha riferito il Direttore generale dell'Izs del Piemonte. Trent’anni fa, la Regione Piemonte ha affrontato la tubercolosi bovina, una malattia "che stava mettendo a repentaglio la razza piemontese e che oggi invece gode di ottima salute". L’eradicazione non è solo un traguardo sanitario, "ma anche di sviluppo delle potenzialità produttive di un bene quale è l’allevamento bufalino italiano"- ha aggiunto.

Anche in Piemonte, a suo tempo  il Piano di eradicazione subì dei rallentamenti, a causa dei timori degli allevatori. "Il fattore umano è invece decisivo"- ha spiegato Ferrari, rievocando la scelta sperimentale, tre decenni fa, di affiancare alle prove tubercoliniche di campo il metodo gamma- interferon, un metodo diagnostico allora sperimentale "e oggi ampiamente riconosciuto"- ha spiegato Ferrari- "il cui  valore aggiunto è stato di convincere gli allevatori della bontà di puntare sull’eradicazione".

C’erano stati dei tentativi di frode per neutralizzare la prova tubercolinica e non far emergere le positività- ha detto Ferrari. "Con il gamma-interferon invece c’è stata una impennata delle positività, si è messo a nudo la realtà dell’allevamento, individuando velocemente i casi positivi e accelerando anche il sistema dei rimborsi. Il timore aveva frenato l’accettazione del piano di eradicazione. Il test gamma-interferon ha invece permesso di eliminare il più rapidamente possibile i capi sospetti e di rimborsare gli allevatori altrettanto tempestivamente.
I metodi diagnostici sono comprovati scientificamente "non li possiamo mettere in dubbio". Oggi gamma-interferon è un sistema affermato nel mondo"- ha concluso.


Sulla stessa linea Loris Alborali dell'Izsler, l'Istituto dove ha sede il Centro di referenza nazionale per la tubercolosi da M. bovis.  Quello del Piemonte “è un esempio che calza moltissimo” – ha esordito, spiegando alla Commissione che “la filiera bufalina è importantissima e deve stare al passo con i tempi e con altre filiere che competono con la stessa filiera bufalina e che hanno superato queste problematiche sanitarie". Adesso, "si possono concentrare su altri aspetti molto richiesti dal consumatore: benessere animale, uso del farmaco, biosicurezza, prevenzione dell’antibiotico-resistenza. Il Ministero della Salute ha dimostrato una attenzione molto elevata a questi aspetti mettendo a punto un sistema di valutazione che comprende anche la filiera bufalina".

"Su questa filiera sono in prima i Colleghi dell’izs di Portici"- ha proseguito Alborali, affermando che la problematica della tubercolosi nella filiera bufalina "deve chiudersi, perché più si allungano i tempi di eradicazione e più i micobatteri circolando possono infettare altri allevamenti". Per velocizzare, ci sono mezzi diagnostici che -accanto ai metodi tradizionali (la tubercolina è ancora un caposaldo)-  permettono di capire altri aspetti, come il collegamento tre le infezioni.

L’eradicazione oggi si basa sull’identificazione e sull'abbattimento "che devono essere contestuali, altrimenti i tempi di eradicazione si allungano"- ha chiarito Alborali. "Tutti vorremmo evitare l’abbattimento, ma è l’unico modo per ridurre la quantità di germi e per eradicare la tubercolosi. Tre fattori devono stare insieme: identificazione dei soggetti malati, identificazione di quelli infetti che non hanno ancora sviluppato la malattia e abbattimento".

Nella filiera bufalina, dove risultano infetti anche allevamenti di grandi dimensioni, "ci sono 100 focolai aperti che si sono accumulati nel tempo"- ha riferito Alborali. Dilatare i tempi favorisce i micobatteri e "paradossalmente dovremo abbattere più animali, prima interveniamo e meno ne abbatteremo"- ha spiegato.

L'allevatore fatica a comprendere l'abbattimento di un animale che non ha lesioni, ma "abbattere solo animali con lesioni ci farà rincorrere il problema".
Intervenire sugli infetti invece anticipa il micobatterio e lo batte sul tempo. Sacrificare gli infetti permette di salvare molti altri capi in futuro. Alborali insiste: "E' una malattia con una incubazione di settimane, mesi. Identificare gli infetti vuol dire anticipare i micobatteri mesi prima. Se non prendiamo in considerazioni gli infetti ma solo i capi malati non arriveremo all’eradicazione".

L'esortazione è di "accettare l’esperienza di altre regioni e di altri Paesi che hanno puntato sull'eradicazione" e di "accettare l’abbattimento dell’infetto".
Diversamente, la malattia durerà a lungo, farà abbattere tanti animali e la filiera bufalina "sarà in ritardo su tutti gli altri aspetti che oggi sono il fiore all’occhiello di altre filiere"- ha concluso.