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Varroatosi: piano di controllo nazionale per l’anno 2018

Varroatosi: piano di controllo nazionale per l’anno 2018
Tra i vari problemi sanitari che interessano l’apicoltura, la varroatosi "ne rappresenta forse il problema principale, considerati i danni che questo infestante è in grado di arrecare alle produzioni e alle salute delle famiglie". La Direzione Generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari ha trasmesso ai Servizi Veterinari regionali indicazioni e linee guida per il piano di controllo della varroatosi nel 2018.

Le Regioni dovranno trasmettere alla Direzione Generale della Sanità Animale (DGSAF) i loro piani regionali antivarroa: per facilitarne la stesura il Ministero ha trasmesso una linea guida del Centro di referenza nazionale per l'apicoltura, riportante i prodotti anti varroa autorizzati e dettagliate istruzioni sui programmi di trattamento, tenendo conto delle esigenze di protezione del patrimonio apistico dall’infestazione da V. destructor; di tutela delle produzioni dai rischi derivanti dall’impiego di sostanze acaricide e della possibilità di realizzare i trattamenti da parte di tutti gli apicoltori.

Le indicazioni del Ministero della Salute- La nota ministeriale, firmata il 17 aprile scorso dal Direttore Generale della DGSAF Silvio Borrello, rileva che "ad oggi i trattamenti farmacologici rappresentano uno dei principali strumenti di lotta a condizione che siano eseguiti in funzione dei cicli riproduttivi della Varroa sp. ed effettuati capillarmente sul territorio secondo determinate tempistiche. E’ di primaria importanza quindi - prosegue il Ministero- che le attività messe in atto dai singoli apicoltori, non siano tra loro slegate e scoordinate, pena il rischio dei ben noti fenomeni di reinfestazione che rendono più difficile la lotta a questo parassita".

"Forte coordinamento"- Una efficace attività di controllo "non può che passare per un forte coordinamento di tutti gli attori coinvolti nel settore siano essi apicoltori, tecnici e veterinari aziendali, personale delle loro Organizzazioni professionali, degli Enti di Ricerca in campo apistico, del SSN e delle Regioni". Questo coordinamento- aggiunge la nota ministeriale " deve prevedere il coinvolgimento non solo delle autorità regionali, degli II.ZZ.SS e delle AA.SS.LL ma certamente anche delle Associazioni degli apicoltori che tramite le proprie professionalità veterinarie possono fornire indicazioni circa le tempistiche e le tecniche apistiche più adatte nonché evidenziare eventuali problematiche connesse all’uso di medicinali veterinari".

Comunicazione capillare agli apicoltori- I piani di controllo, "che ogni anno le Regioni dovrebbero redigere, affinché gli stessi siano aggiornati nel caso vengano introdotti nuovi farmaci o nuove tecniche di trattamento o controllo devono altresì essere comunicati capillarmente a tutti gli apicoltori"- prosegue la nota- " proprio per affrontare le ben note criticità connesse alla mancata esecuzione dei trattamenti o la mancata contemporaneità degli stessi".
Questa attività di informazione "dovrà essere svolta dalle Associazioni ma anche dalle ASL con l’obbiettivo di raggiungere anche coloro che non risultano associati".

Obiettivi minimi- Fermo restando che ciascuna regione dovrà redigere piani "in funzione delle proprie realtà produttive ed ecoambientali", la Direzione ministeriale indica il raggiungimento di aluni obiettivi minimi che i  piani regionali dovranno darsi:

1) l’esecuzione negli apiari di almeno due trattamenti antivarroa all’anno da effettuarsi il primo nel periodo primaverile estivo e il secondo nel periodo pre invernale. Una eventuale modifica di tale programma potrà essere ipotizzata in funzione di stagionalità particolari o sulla base di evidenze portate avanti dalle Associazioni. Nel caso il mancato rispetto del numero di trattamenti previsto sia dovuto all’utilizzo di tecniche particolari da parte di singoli apicoltori, le stesse dovranno essere proceduralizzate e verificate anche con esami clinici da parte del veterinario ufficiale.

2) l’adozione di un criterio per quanto possibile di contemporaneità in relazione alle tempistiche e ai territori sottoposti a trattamento al fine di ridurre al minimo i fenomeni di reinfestazione (quanto meno fissando delle date limite per ciascun territorio, entro cui i 2 trattamenti siano eseguiti).

3) attuazione dei  piani accompagnata alla pianificazione ed esecuzione di controlli finalizzati a verificare la rispondenza di quanto programmato.
I controlli, basati sul rischio, potranno essere sia di tipo clinico -finalizzati a verificare il livello di infestazione -oppure di tipo documentale. Inrelazione a quest’ultimo aspetto il Ministero ribadisce l’obbligo di tenuta delle registrazioni dei medicinali veterinari nella produzione primaria.
I controlli dovranno prevedere anche la gestione delle non conformità, tanto di tipo clinico/ispettivo, che documentale. Al riguardo, considerata anche la complessità del quadro normativo legato all’OM 17 febbraio 1995 recante norme per la profilassi della varroasi”, la DGSAF "consiglia che le linee di indirizzo per la gestione delle non conformità, siano indicate dalle stesse regioni, con consultazione dei veterinari AA.SS.LL referenti per il settore apistico, all’interno dei piani".

pdfNOTA_DGSAF_VARROASI_2018.pdf21.1 KB