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VIA LIBERA IN SENATO

Biodiversità, quali razze salvare e perché?

Biodiversità, quali razze salvare e perché?
Approvata in Senato la legge sulla biodiversità. Nasce l'allevatore "custode" per preservare le risorse genetiche di razze "autoctone" e poco allevate. Obiettivo? Soddisfare la domanda del mercato, sostenere l'economia locale e adattarsi ai mutamenti dei processi produttivi.  Ma quali sono le razze da salvare? Una Linea guida.
Il provvedimento votato a Palazzo Madama- e ora al vaglio di Montecitorio-  tutela e valorizza la "biodiversità di interesse agricolo e alimentare". Animali compresi.
Verrà quindi creata una Anagrafe nazionale della biodiversità, nella quale saranno elencate tutte le risorse genetiche locali di origine "vegetale, animale o microbica soggette a rischio di estinzione o di erosione genetica".Per «risorse genetiche di interesse alimentare ed agrario » si intende materiale genetico "avente un valore effettivo o potenziale per l'alimentazione e per l'agricoltura".

Alla fonte della legge votata in Senato ci sono le Linee guida nazionali per la conservazione in situ, on farm ed ex situ della biodiversità vegetale, animale e microbica di interesse agrario. Le Linee guida sono uno strumento standard per la conservazione e la caratterizzazione di specie, varietà e razze locali.

Quali sono le razze da salvare?- Per quanto riguarda gli strumenti di descrizione e di identificazione delle razze, le suddette Linee guida fanno riferimento - per quelle riconosciute e iscritte - agli standard presenti nei Libri Genealogici e nei Registri Anagrafici.  Per il riconoscimento delle popolazioni presenti sul territorio nazionale non ascrivibili a razze definite, nelle linee guida viene proposto l’uso di descrittori sia morfologici che molecolari. Oltre all’uso dei descrittori morfologici, le linee guida suggeriscono anche la ricerca di informazioni di carattere culturale, demografico e geografico per completare la descrizione della risorsa genetica in esame. Il nuovo approccio alla conservazione delle risorse genetiche animali parte dal presupposto fondamentale che, per impostare una politica nazionale di salvaguardia delle risorse genetiche animali e per l’avvio di nuovi progetti di conservazione, sia innanzitutto necessario realizzare una banca dati delle razze autoctone e definire con precisione uno o più obiettivi di conservazione specifici per ciascuna razza in base al loro grado di minaccia e alle loro caratteristiche.

La strategia della massima utilità- La nuova strategia  richiede un’apposita “funzione dei costi” che consideri sia il costo di , ovvero il rapporto tra costi marginali e ritorni marginali in termini di “diversità” delle attività di conservazione intraprese che il ritorno marginale in termini di “utilità” economica, ambientale, scientifica, sociale o culturale derivante dall’allevamento delle razze locali. Dal punto di vista concettuale e sistematico, l’adozione di questa strategia di conservazione (detta “strategia della massima utilità”) è senz’altro la più indicata per le future scelte delle razze da conservare.

Priorità di conservazione- La scelta delle razze meritevoli di salvaguardia avviene innanzitutto attraverso la conoscenza del loro grado di rischio; è infatti sottinteso che il fine ultimo di ogni programma
di conservazione sia l’arresto delle estinzioni. La “strategia della massima utilità” è senz’altro la risposta più efficace anche in termini di allocazione delle risorse umane e finanziarie disponibili, che in futuro saranno presumibilmente sempre più scarse. Lo  stato di rischio continuerà ad essere il primo e più importante parametro da considerare nella scelta delle razze da salvaguardare, ma ad esso  dovrà necessariamente affiancarsi una differenziazione di obiettivi di conservazione in funzione delle caratteristiche intrinseche di ogni razza. E’ solo in base ad esse, infatti, che è possibile individuare quali razze siano “prioritarie” per un determinato obiettivo di conservazione.

Una banca nazionale del germoplasma animale- Le Linee guida  non trascurano l'esigenza di una banca del germoplasma animale, ovvero il “back up” delle popolazioni conservate in vivo in caso di sopraggiunti problemi genetici, la ricostruzione di razze estinte o allo stato di reliquia, la creazione di nuove linee/razze in caso di  estinzione, il riorientamento dell’evoluzione o della selezione di una popolazione, la ricerca
e la sperimentazione.

Allevatore custode- Le legge introduce la figura dell'allevatore custode. Sono  «allevatori custodi» gli allevatori che si impegnano nella conservazione, nell'ambito dell'azienda agricola ovvero in situ, di risorse genetiche animali locali soggette a rischio di estinzione o di erosione genetica. Le modalità sono quelle previste dai disciplinari per la tenuta dei libri genealogici o dei registri anagrafici.

Un Fondo ad hoc- Oltre all'Anagrafe, il sistema nazionale per la tutela della biodiversità si avvale dei seguenti strumenti operativi: un Comitato permanente, che garantisce il coordinamento delle azioni tra i diversi livelli di governo; la Rete nazionale, che si occuperà di preservare le risorse genetiche locali; il Portale nazionale, composto da un sistema di banche dati contenenti le risorse genetiche presenti su tutto il territorio italiano. La legge prevede l'avvio di un Piano nazionale sulla biodiversità di interesse agricolo e istituisce un Fondo di tutela per sostenere le azioni degli agricoltori e degli allevatori. Delle destinazioni finanziarie di questo Fondo dovrà essere data evidenza pubblica.


La proposta di legge approvata dal Senato e trasmessa alla Camera