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INDAGINE FVE

Veterinari europei: troppi e con gli stessi problemi

Veterinari europei: troppi e con gli stessi problemi
Se è vero che la FVE e le organizzazioni aderenti hanno un forte interesse per l'evoluzione del mercato del lavoro europeo, è anche vero che fino ad ora una seria analisi occupazionale è stata invalidata dalla mancanza di dati e numeri certi. Arrivano ora. Con la prima 'Survey of the Veterinary Profession in Europe'.

Due Direttive, una nel 2005 e una nel 2013 sulle qualifiche e sulle competenze dei veterinari in Europa. E poi l'affermarzione di principi di libera circolazione dei professionisti, di libero scambio delle prestazioni veterinarie e di stabilimento professionale all'interno degli Stati Membri. La prospettiva di un mercato occupazionale di scala europea ha richiesto l'armonizzazione della formazione veterinaria, base di partenza di una competizione paritetica che dia a tutti i Medici Veterinari d'Europa pari opportunità. Ma come si presenta il mercato veterinario Europeo?

Le cifre dell'offerta professionale - contenute nel primo  Survey of the Veterinary Profession in Europe realizzato dalla FVE rivelano tante veterinarie nazionali accomunate da analoghe difficoltà: disparità di competitività, di mobilità e di densità occupazionale. Il rapporto diffuso in questi giorni dalla FVE consente per la prima volta, di confrontare la demografia veterinaria, il mercato del lavoro e gli indicatori finanziari dei paesi europei. Ai questionari conoscitivi, ideati da una agenzia di ricerca indipendente, ha risposto un campione di oltre 13.000 veterinari provenienti dai 24 paesi membri della FVE.

Veterinari e animali- In Europa esercitano 243 000 veterinari per 157 millioni di animali da compagnia, 342 millioni di animali da reddito (bovini, ovi-caprini e suini). Il 44% dei veterinari europei è sotto i 40 anni. Il 3% di loro è ufficialmente disoccupato; il 23% è sotto-occupato. Chi lavora a tempo pieno guadagna in media 38.500 euro all'anno. Il 21% non svolge un solo lavoro, ma ne coltiva un secondo in parallelo, di solito all'interno del contesto veterinario.

Clinica degli animali da compagnia- Anche se la laurea in medicina veterinaria offre molteplici sbocchi e c'è una imprenditoria disposta ad assumere e pagare adeguatamente la qualifica di medico veterinario, la maggior parte dei veterinari lavorano nella pratica clinica privata (un settore che in Europa vale 11.100 milioni di euro). La maggioranza (60%) dei veterinari lavora nella pratica clinica e soprattutto sugli animali da compagnia. La metà dei guadagni deriva dalle prestazioni e trattamenti, il 20% dei proventi discende dalla chirurgia, mentre la vendita di medicinali rappresenta il 13% del guadagno. La vendita di mangimi si attesta al 6%.
Subito dopo c'è il servizio pubblico (19%), istruzione e ricerca (6%) e l'industria e ricerca privati (4%). Un altro 10 per cento della professione lavora in altri settori, come veterinario.

Purchasing Power Parity- La capacità di acquisto dei veterinari europei è significativamente più alta (quasi il 25%) rispetto alla media salariale dei lavoratori dipendenti. I professionisti con il più alto guadagno sono, in ordine, coloro che lavorano nell'industria, in settori non connessi a quello veterinario e, al terzo posto, coloro che possiedono cliniche veterinarie, ma nel complesso non ci sono sostanziali differenze nei tassi di guadagno/remuneratività. A guadagnare di meno sono le donne (28% in meno di guadagno rispetto ai colleghi maschi), ormai numericamente attestate sulla proporzione di 50 a 50 in tutta Europa.

Arretratezza nelle IT- L' Innovation Technology non ha ancora fatto breccia nella professione veterinaria, dove le opportunità del commercio virtuale, delle prestazioni on line e dello sviluppo di servizi tecnologicamente avanzati non sono patrimonio di consapevolezza professionale e opportunità di guadagno.

Troppi e a rischio 'esclusiva'- Il numero dei veterinari è in aumento a causa dell'aumento di corsi di laurea, un limite che si combina negativamente con la crescente minaccia di soggetti non veterinari altamente qualificati in grado di svolgere compiti e funzioni precedentemente unico dominio del veterinario. Ne consegue la previsione che a parità di domanda/popolazione,  le opportunità di lavoro per i veterinari diminuiranno. E' quindi essenziale che la professione espanda i suoi orizzonti occupazionali e cerchi di entrare in ruoli non tradizionali in espansione per
possibilità di impiego e opportunità.

Aggregarsi- Altrettanto essenziale sarà il passaggio dall'investimento proprietario individuale allo sviluppo di reti cliniche più aziendali che richiedono una formazione specifica, spostando il carico economicoe finanziario sull'organizzazione piuttosto che sul giovane laureato. Oggi un quarto dei veterinari europei che esercita privatamente lo fa in forma individuale; con l'aggregazione cresce il guadagno: una struttura con un team da 3 a5 persone guadagna 312 mila euro, mentre una struttura da 6 a 10  persone arriva a circa 800mila.

Laurea inadeguata- Inoltre, l'indagine prende atto delle preoccupazioni sollevate dai Colleghi veterinari sulle scarse competenze dei laureati, una inadeguatezza che può dipendere dalla crescente specializzazione e  complessità della pratica veterinaria ma anche dalla presenza di un pubblico esigente con maggiori aspettative oltre che da un vero e proprio fallimento delle istituzioni accademiche nel produrre un Medico Veterinario potenzialmente in grado di adattarsi a qualsiasi collocazione professionale. Salvo poi aggiornarsi nel post laurea nel proprio settore d'esercizio.

Politiche nazionali- In ogni Paese, le autorità  devono adoperarsi per gestire il numero dei veterinari, per massimizzare le opportunità di lavoro, preservare la reputazione veterinari
attraverso il mantenimento dei più elevati standard professionali, oltre ad evitare l'eccesso di offerta veterinaria.

Autostima e previdenza- L'indagine in parallelo osserva una scarsa mentalità previdenziale in grado di assicurare adeguati standard pensionistici e attribuisce alle crescenti difficoltà di collocazione e gratificazione professionale un generalizzato calo nell'autostima professionale. Ne risente anche la reputazione complessiva dela categoria che l'indagine rivela essere particolarmente critica nei Paesi del Centro-Sud Europa, dove l'immagine della veterinaria è più in crisi che altrove.


Summary- 'Survey of the Veterinary Profession in Europe', FVE, 2015, realizzato da Mirza & Nacey Research Ltd, in collaborazione FVE

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