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RAPPORTO ALAMALAUREA

Con la laurea in veterinaria non si guadagna

Con la laurea in veterinaria non si guadagna
"La laurea in Medicina Veterinaria, così com'è oggi è squalificata e inappetibile per il mercato del lavoro". E' il commento a caldo di Carlo Scotti, Coordinatore Nazionale ANMVI, al Rapporto 2014 di Almalaurea. Il diploma in Medicina Veterinaria è svalutato da Atenei ciechi di fronte al mondo del lavoro. Comunicato stampa.

Secondo le elaborazioni di Almalaurea  su dati del 2013, a tre anni dal diploma accademico, la condizione occupazionale dei laureati in medicina veterinaria è delle più desolanti: "Quel 50,7% che dichiara di lavorare – prosegue Scotti- non svolge in realtà alcuna professione reale, capace cioè di assicurare redditività".

L'84,1 % di questa percentuale dichiara di esercitare nel privato: " Sono autonomi a partita IVA che fatturano zero, non maturano previdenza e non guadagnano abbastanza nemmeno per se stessi", commenta Scotti. La colpa, prosegue, è delle "troppe sedi universitarie, dei troppi laureati, di una formazione appiattita sulla medicina degli animali da compagnia il cui mercato è ormai saturo da tempo". Ci sono più veterinari che pazienti.

Quali le soluzioni?  "Meno sedi universitarie, molti meno veterinari e una formazione più competitiva e attenta alla evoluzione della figura del medico veterinario in altri settori professionali, quali la sicurezza alimentare, la zootecnia, che però non stanno nell'immaginario dei ragazzi e che gli Atenei non incoraggiano preferendo alimentare tragiche illusioni professionali", conclude Scotti.

Indagine occupazionale dei laureati, Almalaurea 2014