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CLASSIFICA DI LEGAMBIENTE

L'anagrafe canina costa 2,87 euro a residente

L'anagrafe canina costa 2,87 euro a residente
L'83% dei Comuni italiani ha previsto, nel proprio bilancio, un capitolo di spesa per l'anagrafe canina. Ma la coerenza del dato raccolto non viene verificata. E la stragrande maggioranza dei Comuni non ha dotato il personale di lettori microchip. I dati (e l'allarme) sono di Legambiente: "Chiudere i rubinetti del randagismo".

Nel suo ultimo rapporto "Animali in città" Legambiente ha stilato la classifica dei Comuni italiani in relazione alle norme adottate e ai servizi offerti.

L'anagrafe canina, strumento fondamentale per combattere il randagismo, non è implementata in maniera uniforme. Dall'indagine di Legambiente emerge che il 72% dei Comuni conosce il numero dei cani presenti sul territorio (un dato in possesso delle ASL, ad eccezione dell'Emilia Romagna e del Friuli Venezia Giulia dove sono i Comuni che direttamente curano l'anagrafe canina).
In particolare sui 13 grandi capoluoghi di provincia presi in esame, il 69% ha risposto positivamente. Tra le 37 medie città, il 73% ha risposto di sì. Su 31 piccoli capoluoghi di provincia il 74% ha risposto in maniera positiva. Ma è nel merito del dato "che emerge il dramma"- scrive Legambiente: in media, ai Comuni capoluoghi risulta un cane ogni 24 cittadini residenti, passando da un cane ogni 33 residenti nelle grandi città, ad uno ogni 24 residenti nelle medie città ed uno ogni 21 residenti nelle piccole, cifre palesemente irrealistiche anche se solo confrontate con la media nazionale (un cane ogni 9 cittadini) e che dimostrano la totale assenza di attenzione data dagli uffici al valore e alla coerenza di quanto registrato.

Costi a bilancio- La spesa media dichiarata dai Comuni capoluogo, in questo ambito, è di 2,87 euro/residente, con differenze per le tre categorie di città che vanno da un valore medio di 1,58 euro/residente delle grandi città, ai 2,95 euro/residente delle medie, ai 3,47 euro/residente delle piccole città. Ad esempio nelle grandi città, si passa da un massimo di spesa di 3,4 euro/residente di Roma agli 0,6 euro/residente di Genova, quindi dai 9,7 euro/residente di Terni agli 0,4 euro/residente di Novara e Treviso nelle medie città, e dagli 11,5 euro/residente di Matera agli 0,3 euro/residente di Belluno nelle piccole città. Costi molto diversi per le tasche dei cittadini italiani e, ad esempio, come accade a Matera, Grosseto e Roma non correlati ad una maggiore qualità del servizio offerto come conferma la posizione in classifica.

Controlli e verifiche- Dato negativo arriva dai lettori dei microchip, un indispensabile strumento per leggere la "targa" del cane, il microchip. Benché il 64% dei Comuni dichiari di aver dotato il proprio personale di tale lettore, andando a vedere quanti sono i microchip che le amministrazioni dichiarano di aver dato in uso al personale ne risultano soltanto 106 in tutta Italia, ossia in media 1 per Comune capoluogo. D'altra parte, Per quanto riguarda l'esistenza di un nucleo del Corpo di Polizia municipale dedicato all'applicazione di regolamenti e ordinanze comunali sugli animali, il 54% dei Comuni ha risposto positivamente.

"Il quadro che emerge dal Rapporto Animali in Città – dichiara Antonino Morabito, responsabile nazionale Fauna e Benessere animale - mostra tutta l'urgenza, anche economica, di un totale cambio di strategia tra i diversi attori responsabili: Amministrazioni comunali, Regioni e Governo. E' fondamentale che le Istituzioni diano assoluta priorità ad anagrafe e sterilizzazione mettendo in campo soluzioni innovative ed economicamente vantaggiose per cittadini, al fine di 'chiudere quei rubinetti' oggi totalmente aperti che ininterrottamente alimentano le vie del randagismo di cani e gatti, con tutti i problemi e le sofferenze che porta con sé. Nel contempo non è possibile trascurare oltre l'attivazione di efficaci e regolari controlli e sanzioni per il funzionamento delle regole di civile convivenza in città".