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PREVENZIONE E TERAPIE

Lotta all’antibiotico resistenza e miti da sfatare

Lotta all’antibiotico resistenza e miti da sfatare
Il tema dell'antibiotico resistenza, che è divenuto una questione centrale all'interno di organismi sanitari nazionali ed internazionali, sia in medicina umana che veterinaria. AISA: sfatare il "mito" dell'antibiotico usato indiscriminatamente a scopo d'ingrasso.
Nella sua newsletter periodica AISA- Federchimica affronta il tema del corretto approccio alla prevenzione negli allevamenti intensivi.
Per l'Associazione Industrie della Salute Animale, che si è fatta promotrice di un tavolo di filiera sull'uso prudente degli antibiotici, la prevenzione deve partire da un appropriato management, ovvero dalla messa in atto di tutte quelle misure (es. idoneità dei ricoveri, numero appropriato di animali , disinfezioni, disinfestazioni, etc..) volte a garantire la "base" del benessere animale. Tali misure devono ovviamente rispettare le normative comunitarie, ma devono anche tenere conto della specificità dell'allevamento.

Perché la loro applicazione sia efficace risultano fondamentali il dialogo e la collaborazione tra allevatore e veterinario. Compito di quest'ultimo è la messa a punto di programmi sanitari specifici che integrino e completino le pratiche di prevenzione tramite l'elaborazione di specifici programmi di vaccinazione, che giocano un ruolo chiave nel mantenimento della salute e del benessere animale e su cui attualmente si concentrano, da parte dell'industria della salute animale, ingenti investimenti in ricerca, in sviluppo ed in tecniche produttive sempre più sofisticate ed avanzate.
L'impiego dell'antibiotico, che peraltro diminuisce con l'età dell'animale, è dunque sostanzialmente mirato a situazioni nelle quali le misure di prevenzione non si rivelano sufficienti, in situazioni di patologia conclamata o di patologia imminente. Sfatare il "mito" dell'antibiotico usato indiscriminatamente a scopo d'ingrasso (gli antibiotici promotori di crescita sono banditi da molti anni) è quindi una necessità. Come nella medicina umana, anche in quella veterinaria gli antibiotici si dimostrano efficaci solo quando sono impiegati correttamente. Il principio cardine alla base di un uso responsabile dell'antibiotico è riassumibile nella frase: "quanto basta, quando necessario".

Il successo di una terapia dipende dall'osservanza di norme fondamentali che garantiscono il benessere degli animali - e la conseguente qualità e sicurezza delle derrate alimentari- riassumibili nelle seguenti regole: corretta diagnosi, scelta il più possibile corretta del prodotto, dosaggio appropriato, giusta somministrazione, tempo di trattamento strettamente necessario a cui si aggiungono altri fattori, tra i quali i più importanti sono: il necessario rispetto dei tempi di sospensione e la verifica dei risultati ottenuti da parte del veterinario.

In condizioni nelle quali la patologia del singolo animale non può essere considerata disgiunta dalla patologia di gruppo, la "medicazione orale " si pone come valida alternativa alla somministrazione individuale degli antibiotici. Ciò per una serie di ragioni:
- praticità: un farmaco dispensabile per più giorni attraverso l'acqua di bevanda (suini, vitelli, bovini, polli e avicoli) o attraverso il mangime (suini, bovini, conigli) viene assunto rapidamente e simultaneamente da tutto il gruppo, spesso molto numeroso, ottimizzando così costi e tempi di gestione.
- scelta del principio attivo più idoneo e corretta posologia: un farmaco specifico, la cui preparazione farmaceutica è stata messa a punto per una specifica patologia, garantisce che la quantità idonea di farmaco giunga efficacemente nella sede dell'infezione degli animali ammalati e che lì rimanga per il tempo necessario a garantire il ripristino delle funzioni d'organo compromesse dall'infezione stessa .
- "stress free": il farmaco assunto spontaneamente dagli animali durante l'abbeverata o l'alimentazione risulta essere meno stressante e più efficace per animali già provati dalla malattia. La libertà da fattori stressanti è infatti uno dei parametri su cui si insiste molto nelle nuove metodologie di allevamento intensivo.

Tutti fattori, questi, che assieme e mai disgiunti dall'applicazione di rigorose e costanti pratiche di prevenzione basati sull'applicazione di un corretto management aziendale, di una costante biosicurezza ed accompagnate dalla elaborazione di specifici programmi di vaccinazione, contribuiscono a far sì che anche il rischio epidemiologico delle cosiddette zoonosi (le malattie trasferibili da uomo ad animale e viceversa) possa essere messo sotto controllo contribuendo in misura determinante al miglioramento della qualità delle derrate prodotte dagli animali e destinate all'uomo.