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DIRETTIVA EMISSIONI

Emissioni, UE: allevamenti bovini non più come industrie

Emissioni, UE: allevamenti bovini non più come industrie
Si va verso l'esclusione del settore bovino dalla riforma della normativa europea sulle emissioni industriali. Applicarla agli allevamenti è "scientificamente infondato". Paolo De Castro (Vicepresidente ComAgri):  "Rispettata la dimensione sociale ed economica delle nostre stalle".  Per gli allevamenti suinicoli ed avicoli, ci sarà "un sistema semplificato". Italia, unico Paese UE ad opporsi all'equiparazione zootecnia-industria..


Il 25 aprile, gli eurodeputati della Commissione Agricoltura (ComAgri) hanno approvato, con 36 voti favorevoli, 8 contrari e due astenuti, il parere che esclude il settore bovino dalla normativa sulle emissioni industriali. Il parere confluirà nel rapporto principale dell’Europarlamento affidato al bulgaro Radan Kanev (Ppe) della commissione Ambiente.

Zootecnia e industria, un parallelo "scientificamente infondato" - Il voto di oggi ribadisce il nostro supporto a difesa del settore agricolo, escludendo gli allevamenti bovini dagli obblighi derivanti dalla Direttiva sulle emissioni industriali, ed eliminando ogni ulteriore onere per gli allevatori di suini e pollame", commenta Paolo De Castro, relatore per il gruppo S&D in commissione Agricoltura del Parlamento europeo.
"Condividiamo pienamente l'obiettivo dell’esecutivo Ue di ridurre i gas serra e l'inquinamento - prosegue l'eurodeputato - ma gli obblighi di sottomettersi a un regime di autorizzazioni e a implementare pratiche produttive sempre più stringenti derivanti da questa proposta, rischiano di mettere a repentaglio la sostenibilità dei nostri allevamenti, soprattutto quelli di minori dimensioni. Sarebbe non solo tecnicamente errato paragonare le emissioni della zootecnia, in particolare bovina, alle emissioni industriali, ma anche scientificamente infondato".

Suini e avicoli- Gli allevamenti suinicoli ed avicoli già oggi assoggettati alla Direttiva "beneficeranno di un sistema semplificato, che obbliga tutti gli Stati membri a rilasciare le autorizzazioni necessarie entro sei mesi dalla richiesta, garantendo adeguati livelli di concorrenza a livello europeo", spiega De Castro, che conclude: "Grazie al lavoro della Commissione Agricoltura abbiamo bilanciato una proposta che non prendeva sufficientemente in considerazione la dimensione sociale ed economica delle nostre stalle e dei nostri allevamenti".

Il contesto- Lo scorso mese, la Commissione Europea aveva approvato l'ampliamento delle attività attività coperte dagli obblighi di rendicontazione delle emissioni industriali agli allevamenti di bovini da 150 capi in suI ministri dell'Ambiente avevano poi alzato il limite a 350 capi, tuttavia, l'obbligo era comunque passato, facendo registrare la sconfitta dell'Italia, ovvero il membro Ue più radicalmente contrario alla direttiva.

La posizione dell'Italia- A marzo, il Consiglio dei Ministri europei dell’Ambiente ha approvato il testo negoziale della nuova direttiva sulle emissioni industriali. L’Italia ha contestato le soglie previste per gli allevamenti bovini e ha votato contro. "Non possiamo accogliere il testo - aveva spiegato il ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin - perchè le soglie per i bovini sono per noi inaccettabili".
La soglia per applicare la direttiva agli allevamenti è poi stata ridotta rispetto alla prima proposta, applicandosi a partire da un numero superiore a 350 unità di bestiame vivo per bovini e suini, 280 per il pollame e 350 per gli allevamenti misti. Ieri, l'iniziativa in ComAgri per escludere del tutto i bovini dal campo di applicazione e ridimensionarne la portata anche per gli allevamenti di suini e di avicoli.

Iter-
Il prossimo passaggio prevede l'esame del testo approvato in Comagri da parte della Commissione Ambiente dell'Europarlamento: il voto dovrebbe tenersi il prossimo 24 o 25 maggio. (fonte) (fonte)