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COMMISSIONE GIUSTIZIA

Equo compenso: tre proposte, tre bocciature

Equo compenso: tre proposte, tre bocciature
La deregolamentazione ha portato le professioni al far west dei compensi, ma non si può abolire la Legge Bersani. Inaccettabile l'ipotesi di sanzioni per il professionista che accetta condizioni "inique". Irricevibile la proposta di dimezzare il compenso quando il committente è una Pubblica Amministrazione. Confprofessioni in Commissione Giustizia supporta la revisione dell'equo compenso, ma è critica sulle proposte di legge all'esame della Commissione Giustizia.



La Commissione Giustizia della Camera ha ascoltato in audizione Confprofessioni sulle “Disposizioni in materia di equo compenso e di clausole vessatorie nelle convenzioni relative allo svolgimento di attività professionali in favore delle banche, delle assicurazioni e delle imprese di maggiori dimensioni". Il tema è al centro di tre proposte di legge: AC 301 Meloni, AC 1979 Mandelli e AC 2192 Morrone".

Confprofessioni accoglie positivamente gli intenti di riforma, perchè "l'attuale impianto normativo del diritto all’equo compenso è del tutto inefficiente". Il Presidente Gaetano Stella ha infatti  spiegato che  l'equo compenso è "disperso in una pluralità di fonti; si rivolge spesso ai soli professionisti di area legale; si applica solo alle grandi imprese, escludendo numerosi rapporti contrattuali; è privo di un meccanismo di tipo preventivo e, nei rapporti con la Pubblica Amministrazione, risulta poco stringente, ammettendo pratiche come le prestazioni a titolo gratuito".

La deregolamentazione degli ultimi anni ha avuto come risultato un preoccupante far west:  un trend di costante contrazione dei redditi e generando prassi contrattuali abusive, specie nei rapporti dei liberi professionisti con committenti “forti”. Nonostante questo, Confprofessioni non è favorevole alla pdl Meloni quando propone l’abrogazione del DL 1/2012 e del decreto Bersani: "Non può essere condivisibile un ripristino delle tariffe professionali - spiega il presidente di Confprofessioni- nè la previsione di sanzioni a carico del professionista che accetti condizioni inique.

«In queste vicende, il professionista è il soggetto debole del rapporto contrattuale» - commenta Stella. «Non può quindi rischiare di essere sottoposto alla doppia minaccia di essere sanzionato dall’ordine e di perdere l’incarico professionale».

Della pdl Mandelli Confprofessioni accoglie favorevolmente l’intenzione di riservare al tema dell’equo compenso una disciplina autonoma, ma sarebbe dispersivo espandere il campo di applicazione anche alle piccole medie imprese; mentre la proposta di legge  Morrone, positiva nell’obiettivo di istituire una sede permanente di monitoraggio dell’attuazione della legislazione in tema di equo compenso, non può essere condivisibile nella proposta di dimezzare i valori dei compensi professionali nelle prestazioni rese a favore della Pubblica Amministrazione.
"L’equità del compenso, indice dell’impegno del professionista e dei costi sostenuti, deve essere vincolante tanto per la pubblica amministrazione quanto per le imprese» - afferma il presidente di Confprofessioni.

«Il legislatore deve domandarsi se è giusto che il diritto all’equo compenso dei professionisti sia garantito tramite un sistema basato su segnalazioni di altri professionisti e accertamenti promossi dall’ordine professionale» - ha concluso Stella. «Secondo Confprofessioni il compito di un capillare e rigoroso controllo delle prassi dei rapporti contrattuali nei servizi professionali è di competenza dello Stato, che è chiamato ad impegnarsi quotidianamente nella tutela oggettiva di beni di natura costituzionale».

Il testo integrale dell'audizione di Confprofessioni sull'equo compenso