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PROPOSTE

Allevamenti e strategie per la neutralità climatica

Allevamenti e strategie per la neutralità climatica
Per contrastare il cambiamento climatico e ridurre le emissioni si possono ipotizzare numerosi cambiamenti nelle abitudini, nelle tecnologie e nei modi di produzione. Analisi dei miglioramenti possibili attraverso una diversa gestione degli allevamenti nella "Strategia" pubblicata dal MinAmbiente. Da Legambiente e Compassion World Farming arriva la proposta di una etichettatura secondo il metodo di allevamento.


Per arrivare alla neutralità climatica sono necessarie scelte politiche "ad elevato impatto sociale, settoriale e tecnologico". E' più facile a dirsi che a farsi, secondo il documento diffuso oggi dal Ministero dell'Ambiente Strategia Italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra.  Per esempio, le emissioni nei settori non energetici (fra cui l'allevamento) sono "lo zoccolo duro più difficilmente comprimibile". Un miglioramento, può essere connesso alla gestione degli allevamenti, ma sarebbe "comunque relativo".

L'Unione Europea si attende dall'Italia misure coerenti con il Green Deal. Una di queste potrebbe essere la modifica delle abitudini alimentari, ma "una riduzione dei capi allevati può avere ricadute significative sulla disponibilità di biometano".  Il biometano è una fonte energetica rinnovabile  che si ottiene dalle deiezioni animali - oltre che da altre fonti agro-alimentari- che può aiutare la decarbonizzazione.

Sul fronte degli allevamenti, la Strategia  mette l'accento sull'alimentazione animale con diete a ridotto tenore proteico e il miglioramento della digeribilità, nella dieta nelle vacche da latte per ridurre il "fattore- metano". Si arriverebbe così a garantire un’elevata diffusione di tecniche a media/alta efficienza per la quasi totalità dei capi.
Suggerita anche la leva della gestione dei ricoveri, con una rimozione frequente del liquame e un mantenimento delle lettiere pulite; a queste si aggiungono ulteriori interventi particolarmente utili a seconda del comparto zootecnico a cui si applicano quali le voliere per gli avicoli piuttosto che una buona climatizzazione dei ricoveri per i bovini. E ancora: lo stoccaggio delle deiezioni, con l’applicazione di tecniche di copertura e una quota dell’80-90% avviata ai digestori anaerobici. E infine, l’utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici con una riduzione di superficie o tempo di contatto fra gli effluenti e l’atmosfera.

Intanto, le sigle Compassion in World Farming e Legambiente propongono una etichettatura secondo il metodo di allevamento per le vacche da latte: una chiara tabella in cui identificare con facilità i diversi metodi di allevamento, come a esempio, al pascolo, a stabulazione libera o a stabulazione fissa.

Un'etichettatura secondo il metodo di allevamento, secondo Legambiente e CIWF, "rappresenterebbe un utile strumento per indirizzare i fondi del Next Generation EU e della prossima Politica Agricola Comune, a sostegno degli allevatori, per valorizzare coloro che già si impegnano ben al di sopra dei limiti di legge e per sostenere la transizione a sistemi più rispettosi del benessere animale.

Secondo CIWF e Legambiente, i fondi che potevano essere indirizzati a favore del benessere animale, nella scorsa PAC sono stati sottoutilizzati".