La sospensione del vaccino AstraZeneca in alcuni Paesi europei suggerisce di focalizzare l’attenzione anche sulla fase che precede la somministrazione.
Da quando i vaccini anti-Covid-19 sono in distribuzione, non si è parlato abbastanza del controllo della loro temperatura al trasporto e alla conservazione. Un rilievo messo in luce da una voce veterinaria, quella di Rocco Panetta, in un articolo pubblicato sull'ultimo numero di Professione Veterinaria e che assume ulteriore rilievo all'indomani del caso AstraZeneca.
L'importanza della logistica- Panetta rilancia e suggerisce di focalizzare l’attenzione anche sulla fase che precede la somministrazione, appunto "quello della conservazione, con riguardo, soprattutto, al mantenimento, sempre e comunque, anche durante il trasporto, della temperatura prevista per ogni tipo di vaccino"- spiega. Al nostro quotidiano e al portale della sicurezza stradale (Asaps.it) Panetta spiega che "oscillazioni della temperatura nei contenitori frigoriferi, determinano il rischio dell’inefficacia dei vaccini somministrati"- un rischio aggiunge- "che a differenza di quelli che avvengono dopo la somministrazione, può e deve essere eliminato, con una corretta organizzazione logistica". In sostanza, un vaccino conservato non correttamente rischia di rendere le persone " vaccinate solo formalmente ma non nella realtà".
Sono considerazioni, conclude Panetta, "che faccio da Medico Veterinario. Mai come in questo caso vale il motto: prevenire è meglio che curare".
Leggi l'articolo sulla temperatura e la conservazione dei vaccini anti-Covid
(Professione Veterinaria 9/2021)
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