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Equo compenso: è legge per 1,8 mln di professionisti

Equo compenso: è legge per 1,8 mln di professionisti
Emanata la prima legge nazionale sull'equo compenso per le prestazioni professionali. Le Pubbliche Amministrazioni dovranno ingaggiare i liberi professionisti rispettando i parametri tariffari ministeriali.  Marta Schifano, responsabile professioni per Fratelli d'Italia:  tutelato un segmento del lavoro che conta 1,8 milioni di professionisti. Critiche dall'opposizione: applicherà l'equo compenso lo 0,6% delle imprese.

Il ddl Meloni-Morrone (Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali) è legge. Oggi la Camera ha approvato, con 243 voti favorevoli e nessun contrario, la proposta di legge Meloni e Morrone, nel testo già approvato dal Senato. L'unica differenza è una correzione, solo formale, nei rimandi giuridici alla sopraggiunta riforma Cartabia.

Gli interventi in Aula, anche i più critici, non hanno lasciato spazio ad emendamenti nè a bocciature. La discussione si è appuntata su alcune questioni rimaste aperte, sollevate proprio dal mondo professionale, ma che non sono state risolte in Parlamento. Il Ministero del Lavoro si è già detto pronto a considerarle in seguito, a legge emanata.

Uno dei motivi di insoddisfazione riguarda la mancata imposizione dell'equo compenso alle imprese sotto i 50 dipendenti e alle imprese sotto i 10 milioni di ricavi annui. L'On Roberto Morassut (PD) afferma che questa legge "non garantirà l'equo compenso ai professionisti, se non in una misura molto marginale".  L'equo compenso sarà applicato nei rapporti con le imprese che hanno più di 50 dipendenti, cioè lo 0,62 per cento delle imprese italiane. Oppure dalle aziende con ricavi annui maggiori di 10 milioni di euro, cioè l'1,6 per cento del totale.

Un altro aspetto controverso è la sanzione disciplinare applicabile dall'Ordine al professionista che accetti un compenso sotto la soglia dei parametri ministeriali. La misura viene considerata lesiva della autonomia regolamentare degli Ordini e del principio di equità fra i professionisti, "perché vengono sanzionati i soli iscritti agli Ordini"- fa notare Marassut. La sanzione disciplinare sarebbe un deterrente messo a carico del contraente debole, il professionista, anzichè del contraente forte, il suo committente. "Quale professionista denuncerà il committente che non paghi l'equo compenso, se, a quel punto, sa che incorrerà nella sanzione?"
Di diverso avviso, sullo stesso punto l'On Carla Giuliano (M5S): "In condizioni particolari e provate, gli organi disciplinari degli ordini professionali potranno certamente lasciar andare esente da sanzione l'eventuale professionista che abbia agito in stato di necessità"- osserva.

Infine, tra gli aspetti più insoddisfacenti del testo, l'opposizione segnala la non retroattività della legge, di modo che i contratti già stipulati restino in vigore anche se iniqui.

Secondo Marta Schifone, responsabile per Fratelli d'Italia delle professioni, la legge sull'equo compenso offre tutele a un segmento del mercato del lavoro che conta, per gli Ordinisti, 1.430.000 iscritti, e le cosiddette professioni non regolamentate, un comparto che conta circa 440.000 professionisti.  Schifone offre le dimensioni della platea di riferimento:  l'aggregato dei liberi professionisti costituisce il 6,3 per cento degli occupati, il 27 per cento del lavoro autonomo. Ogni 1.000 lavoratori ci sono 52 liberi professionisti. "E ricordo che i professionisti italiani sono il maggior numero di professionisti in Europa"- afferma Schifone.

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