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CASO STUDIO: LA SPAGNA

L'aumento dell'IVA veterinaria riduce le entrate dello Stato

L'aumento dell'IVA veterinaria riduce le entrate dello Stato
Uno studio dell'Università di Girona ha analizzato gli effetti di deterioramento del settore veterinario e delle cure veterinarie agli animali da compagnia causato dall'aumento dell'IVA. Il caso-scuola  dell'IVA applicata dalla Spagna alle prestazioni veterinarie: dopo l'aumento dell'aliquota, nel 2012, tutti gli indicatori economici ne hanno risentito, il settore veterinario non si è ancora del tutto ripreso e il maggior gettito atteso si è tradotto in meno entrate per lo casse pubbliche spagnole.


Uno studio dell'Università di Girona ha analizzato l'effetto del Regio Decreto di Spagna che, nel 2012, ha alzato l'aliquota IVA dall'8% all'attuale 21%, tredici punti percentuali che hanno impattato negativamente sulle cure veterinarie agli animali da compagnia. I ricercatori universitari sostengono che l'aumento dell'Imposta "ha deteriorato i conti economici delle strutture veterinarie compromettendone in alcuni casi la sopravvivenza".  Nel 2014, proprio a causa dell'aumento dell'IVA, 730 cliniche per animali da compagnia hanno chiuso i battenti in Spagna. "Il settore veterinario degli animali da compagnia riflette la crisi economica nei dati di fatturazione e di occupazione- dicono i ricercatori-  in un settore che era già colpito dalla crisi economica, gli effetti dell'aumento dell'IVA sono stati particolarmente gravi".

Nel 2017, la Confederazione spagnola delle industrie veterinarie (CEVE) aveva commissionato un rapporto accademico sulle conseguenze della modifica fiscale del 2012. Partendo da questo rapporto, l'Università di Girona ha analizzato l'evoluzione degli indicatori economici dell'attività veterinaria per gli animali da compagnia evidenziando un continuo peggioramento.
I primi danni si sono abbattuti sul tessuto imprenditoriale del settore veterinario  negli esercizi finanziari 2012, 2013 e 2014. In particolare, si sono registrate riduzioni significative di volume d'affari, dei contributi previdenziali versati e del profitto di gestione lordo.
Solo con il  miglioramento macroeconomico del Paese, a partire dal 2015, i Veterinari hanno visto un recupero apprezzabile. Altri indicatori invece come lo stipendio medio, il tasso di stabilità del lavoro e la produttività per occupato hanno continuato su valori molto lontani rispetti a quelli precendenti l'aumento dell'IVA.

Relazione causale tra crisi economica e aumento dell'IVA- I ricercatori ammettono la difficoltà a quantificare il deterioramento dovuto solo alla crisi economica e quello dovuto alla variazione fiscale. Eppure i il confronto con l'andamento del Paese è eloquente: tra il 2012 e il 2014, il reddito  medio dei veterinari è diminuito del 10,10%, mentre la media nazionale è aumentata dello 0,58%. La produttività individuale  è diminuita del 12,91% nel settore veterinario, mentre è aumentata dell'1,15% nel totale del Paese. Da parte sua, il calo del valore della produzione delle attività veterinarie è stato 6,46 volte più marcato di quello del totale nazionale (-1,68% contro -0,2%).
Una analisi statistica rivela una relazione causale tra l'aumento dell'IVA e il livello di occupati, stabilità del lavoro e produttività.

Meno entrate per lo Stato- Di conseguenza le casse dello Stato, nonostante il leggero aumento della riscossione dell'IVA da queste attività tra il 2012 e il 2014, hanno visto scendere il gettito complessivo: sono diminuite anche le entrate derivanti dalla dichiarazione IVA, dall'imposta sulle imprese (la corrispondente dell'italiana Irap) e le entrate derivanti dall'imposta sul reddito delle persone fisiche (la nostra Irpef).

Ne valeva la pena? In conclusione, gli autori dello studio di chiedono se valesse la pena aumentare l'IVA, data la convenienza “esigua” per le pubbliche finanze: il gettito medio è stato di 8,48 milioni di euro all'anno (nel periodo analizzato 2012-2014) pari allo 0,01% della riscossione IVA totale.

Gli autori concludono che una riduzione dell'aliquota porterebbe ad un aumento di tutti gli indicatori economici penalizzati dalla riforma fiscale del 2012. E anche ad un aumento del gettito.(fonte)

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