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EXPOSANITA

Occupazione Veterinaria, quali prospettive al 2030?

Occupazione Veterinaria, quali prospettive al 2030?
Le aspettative dei Medici Veterinari e quelle degli employers. Diversità di approccio e di vedute nel Rapporto Fnovi Nomisma 2014 sulle prospettive occupazionali da qui al 2030. Veterinaria più debole là dove si ampliano le prospettive. Il Presidente della FNOVI: correggere le distorsioni della domanda e dell'offerta.

L'Ordine dei Medici Veterinari ha doppiato la cifra dei 30mila iscritti, un numero troppo rilevante per non dare all'Albo "un valore sociale". Per il Presidente della FNOVI Gaetano Penocchio, che firma l'introduzione al Rapporto Fnovi-Nomisma 2014, l'Albo "deve diventare strumento di una programmazione ragionata del fabbisogno e dell'occupazione professionale".

Il Rapporto- che viene presentato oggi a ExpoSanità dalla Vice Presidente Carla Bernasconi- andrà utilizzato "come strumento di sviluppo, una mappa verso orizzonti sostenibili e realistici", sostiene Penocchio.
Si tratta, si legge nella presentazione, di "restituire fondamento scientifico al fabbisogno e al senso ultimo della nostra presenza nel sistema Paese, evitando mitizzazioni di comodo che inflazionano ruoli di cui non c'è più bisogno, per coltivare al contrario i settori dove non siamo presenti come potremmo essere". 

Ma da correggere non ci sono solo la programmazione e la didattica accademica, ma anche una "autorappresentazione" fuorviante che la professione veterinaria ha di se stessa, inadeguata al mutato sistema economico, come testimoniano le diverse percezioni delle prospettive occupazionali manifestate da veterinari e employers. Più ottimisti i secondi dei primi, in ragione di un diverso orizzonte di sviluppo e di prospettiva.
Le due principali difficoltà percepite dagli employers riguardo al futuro delle professioni medico veterinarie in Italia sono l'eccessiva offerta di professionisti (26%) e l'inadeguatezza delle competenze dei medici veterinari rispetto alle nuove esigenze (22%).

Prendendo in considerazione le aspettative delle Imprese ed Associazioni del mondo produttivo si nota una maggiore necessità di figure professionali con competenze relative agli animali da reddito, bovini in primis (35%). Mettendo a confronto le opinioni degli employer rispetto alla percezione dei medici veterinari stessi sulle competenze maggiormente richieste nel lungo periodo per le nuove figure medico veterinarie coinvolte, si nota una forte differenziazione fra le attese dei due gruppi. Per quanto riguarda i soggetti che danno/possono dare impiego ai medici veterinari, la connessione con il mondo dell'industria alimentare e più in generale con gli ambiti produttivi risulta maggiormente radicata.

Il mondo degli employers prevede per il lungo periodo (2030) di coinvolgere nuovi medici veterinari che abbiano principalmente competenze nell'ambito della qualità degli alimenti (42%). L'attenzione dei soggetti datoriali converge, infatti, sulle occasioni e le sfide occupazionali legate alla qualità e alla sicurezza alimentare (primo elemento citato da un employer su tre). Seppur i medici veterinari riconoscano l'esistenza di opportunità professionali rispetto a tale tema (22% delle citazioni), certamente è minore l'attribuzione di centralità rispetto alle sfide che potranno riguardare il medico veterinario.

Anche le attese delle imprese in merito alle capacità specifiche maggiormente richieste dal mercato si discostano da quelle dei medici veterinari. Per i primi permane una forte influenza del mondo produttivo, con aspettative che riguardano prevalentemente competenze inerenti l'igiene e sicurezza degli alimenti prodotti dalle imprese (53% contro il 37% dei VET), la qualità degli alimenti (33%) e la clinica e chirurgia degli animali da reddito (20% per i bovini, cui si aggiunge un 11% per i suini).

Al contrario, le competenze che risultano prioritarie per i medici veterinari che prevedono un andamento positivo del loro giro d'affari si concentrano nell'ambito degli animali d'affezione, e più specificamente nella clinica e chirurgia (61% contro il 38% per le imprese), nella medicina comportamentale (42%) e nella medicina non convenzionale (39%), tutte riferite a tale categoria di animali.

 Il riscontro economico dei medici veterinari risulta inferiore del 23% rispetto alla media delle specialistiche a ciclo unico a indirizzo medico. In particolare, per i laureati in medicina veterinaria il reddito mensile netto degli occupati a 5 anni è più basso del 40% rispetto a quello degli odontoiatri, del 26% in confronto con quello dei medici generici e del 13% rispetto a quello dei farmacisti. Malgrado lo scarso riconoscimento economico e professionale, persiste la scelta di esercitare la libera professione, derivante dalla volontà di realizzare le ambizioni professionali della  maggioranza (72%) dei medici veterinari.

Nei prossimi 15 anni, per gli stakeholder il trend della domanda di servizi veterinari connessi al settore alimentare sarà strettamente correlato al trend di crescita della produzione agroalimentare italiana, soprattutto quella legata ai beni di origine animale. Interessanti spunti di riflessione sono emersi dalle interviste con operatori dell'industria farmaceutica per la salute animale che hanno sottolineato il ruolo di primo piano dei medici veterinari all'interno del comparto. Il 44% degli employer registra la presenza di medici veterinari. Per le imprese food, feed e farmaceutiche e le associazioni del mondo produttivo la presenza di medici veterinari nelle relative strutture è comunque importante e riguarda il 38% del target.

In conclusione, le aspettative sull'evoluzione dell'occupazione medico veterinaria nel lungo periodo vedono la saturazione del comparto dei piccoli animali che, unita alla prevista stabilità della zootecnia, provocheranno un esubero di medici veterinari che solo in parte potrà essere assorbito dall'industria alimentare e farmaceutica.

L'edizione integrale dell'indagine è pubblicata sezione "pubblicazioni" del sito fnovi.it