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STUDIO DI HARVARD

Carni rosse e mortalità, "non c'è nesso causale automatico"

Carni rosse e mortalità, "non c'è nesso causale automatico"
Lo studio sulla mortalità negli Stati Uniti associata al consumo di carni rosse o processate va letto come chiedono gli autori: con prudenza.

Il Dipartimento di Nutrizione di Harvard ha pubblicato su Bmj lo studio Association of changes in red meat consumption with total and cause specific mortality among US women and men: two prospective cohort studies. L'analisi si basa su modello statistico costruito su un segmento di popolazione statunitense (infermieri e personale sanitario) e conclude mettendo in guardia dal farne una regola nutrizionale generale.

Il commento del Presidente Aivemp- "Come evidenziato anche dagli stessi autori, lo studio attribuisce un ruolo delle carni nel determinismo di indici di mortalità che sono nella realtà influenzati da numerosi fattori che non è possibile tenere sotto controllo in uno studio "osservazionale"- commenta Bartolomeo Griglio, Presidente AIVEMP (Associazione Italiana Veterinaria di Medicina Pubblica).
"Non si può infatti escludere - aggiunge- che, negli Stati Uniti, coloro tra la popolazione oggetto di sorveglianza che consumano più carni abbiano condizioni di vita difficilmente valutabili nel tipo di studio adottato (fumo, obesità, ridotto movimento, ecc.) in grado di aumentare il rischio di mortalità indipendente dal tipo di proteine consumate".
"Si ritiene pertanto - conclude Griglio- che come già affermato dai maggiori esperti nazionali in occasione dello studio della IARC, un consumo moderato di carni rosse e saltuario di carni trasformate, rimanga consigliato per l'apporto di sostanze nutritive "nobili" (vitamina B12, ferro, calcio, ecc.).

La prudenza degli autori- " La nostra analisi ha diversi limiti. A causa della natura osservazionale dello studio, non si possono stabilire nessi causali automatici e non possono essere completamente esclusi altri fattori demografici e di stile di vita". Ad esempio, "lo sviluppo di malattie latenti o attive nel periodo analizzato possono avere distorto l'associazione favorevole fra una diminuzione del consumo di carne rossa e la minor mortalità"- osservano i ricercatori.  "Pertanto- concludono- i nostri risultati dovrebbero essere interpretati con cautela nel contesto del modello statitistico, soprattutto quando si fanno raccomandazioni personalizzate".

Association of changes in red meat consumption with total and cause specific mortality among US women and men: two prospective cohort studies