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INCHIESTA A TRANI

Sottoprodotti, ipotizzata l’omissione di atti di ufficio

Sottoprodotti, ipotizzata l’omissione di atti di ufficio
Figurano 13 medici veterinari fra i 68 indagati nell'inchiesta del sostituto procuratore di Trani: sottoprodotti di origine animale commercializzati anziché smaltiti come rifiuti.
L'operazione è durata tre anni. Le indagini sono partite dalla segnalazione di emissioni maleodoranti.

A carico dei veterinari in servizio nei macelli è ipotizzato il reato di omissione in atti d'ufficio, perché con il loro comportamento avrebbero innescato le condotte illecite. I veterinari ufficiali preposti per legge al controllo della separazione degli scarti e del corretto loro smaltimento si presume abbiano permesso, omissivamente e reiteratamente, l'innesco di queste condotte sin dalla fonte e quindi la contaminazione da rifiuti di tutte le materie prime con conseguente rischio sanitario. Il tutto attraverso un sistema di tracciabilità apparente nei documenti ufficiali e attraverso la consulenza di un biologo esterno, anche esso indagato, venivano certificati e immessi nel mercato come categoria 3. Per ben 13 di questi sanitari l'ipotesi di reato contestata è l'omissione in atti d'ufficio.

Coinvolte due aziende, leader nel Sud Italia per la raccolta, la trasformazione dei sottoprodotti di origine animale e successiva commercializzazione delle materie prime derivanti. Sottoprodotti e scarti di origine animale, che dovevano essere smaltiti come rifiuti, in realtà sarebbero finiti nella catena di trasformazione per produrre mangimi per animali e nella catena alimentare. Sul mercato 3.200 tonnellate di grasso, diretto all'alimentazione dei polli allevati in rilevanti realtà economiche del centro-nord Italia e in Albania. Alcune partite erano dirette ad allevamenti spagnoli, gli unici ad accorgersi della pessima qualità della materia prima fornitagli. Inoltre, sono state vendute, come fertilizzante, 5.000 tonnellate di farine animali dirette a diverse aziende del sud Italia e, la stragrande maggioranza, esportate in Vietnam.

Un provvedimento cautelare era già stato disposto dalla Procura di Trani nel 2010 nei confronti di una delle ditte coinvolte. Dai controlli, emerse che l'impianto di lavorazione di scarti animali lavorava in assenza di autorizzazioni, in particolare di quella ambientale. Sotto la lente d'ingrandimento degli inquirenti finì il processo di trasformazione dei sottoprodotti di origine animale (Soa) per la produzione e il commercio di farine animali (i cosiddetti 'ciccioli') e dei grassi colati, impiegati per la formulazione di fertilizzanti.

Le due linee di lavorazione - lo smaltimento delle carcasse e la produzione di farine animali - anziché restare distinte servivano invece ad alimentare la produzione destinata alla vendita.