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CONTRAPPESI

Equo compenso: equità non solo economica

Equo compenso: equità non solo economica
Equità non solo economica. La legge sull'equo compenso, in dirittura d'arrivo alla Camera, introduce contrappesi e garanzie a tutela del professionista.

La pdl Meloni sull'equo compenso introduce il principio della nullità delle clausole che non prevedono un compenso "equo e proporzionato". Sono "nulle" le pattuizioni di un compenso inferiore agli importi stabiliti dai parametri per la liquidazione dei compensi, parametri che nel caso della professione veterinaria sono già stati stabiliti dal Ministero della Salute con decreto del 2016. Alla disciplina dell'equo compenso devono attenersi- oltre a banche e imprese al di sopra dei 50 addetti- le pubbliche amministrazioni.

Contrappesi a favore del professionista- Nel bilanciamento delle parti, in un contratto d'opera intellettuale disciplinato dal Codice Civile, l'equità non sarà solo economica. L'articolo 3 della proposta di legge prevede una serie di garanzie a favore del professionista.
Sono infatti nulle le pattuizioni che:
- vietano al professionista di pretendere acconti nel corso della prestazione
- impongono l'anticipazione di spese
- attribuiscono al committente o cliente vantaggi sproporzionati rispetto alla quantità e alla qualità del servizio reso.

Il cliente non può chiedere- Il provvedimento elenca già alcune tipologie di pattuizioni da considerare nulle:
- riservare al cliente la facoltà di modificare unilateralmente le condizioni del contratto
- rifiutare la stipulazione in forma scritta degli elementi essenziali del contratto
- pretendere prestazioni aggiuntive che il professionista deve eseguire a titolo gratuito;
- imporre l'anticipazione delle spese al professionista;
- prevedere la rinuncia del professionista al rimborso delle spese;
- prevedere  termini di pagamento superiori a 60 giorni dal ricevimento della fattura;

La tutela che manca- Secondo Confprofessioni, il testo lede l'autonomia deontologica del professionista, laddove prevede che i codici deontologici siano integrati da una norma sull'equo compenso con sanzioni disciplinari nel caso in cui il professionista non vi si attenga. Un emendamento al riguardo, congelato in Commissione, potrebbe essere riproposto in Aula.

I parametri non sono tariffe- Dal 2006 le tariffe minime sono state vietate, in quanto contrarie ai principi della libera concorrenza e della libertà di pattuizione del compenso. Dieci anni dopo, con il decreto-parametri, si è dato un riferimento che la legge sull'equo compenso renderà vincolante per le pubbliche amministrazioni. La norma punta ad evitare i cosiddetti bandi al ribasso o a compenso zero. Nel decreto parametri, il corrispettivo professionale è composto da "compenso, spese e oneri accessori" è determinato sulla base di diversi elementi che compongono la prestazione intellettuale, non ultima la complessità e la specificità della prestazione. Non si tratta di una tariffa fissa, ma di un valore medio di base, aumentabile fino all'80%. In alcune circostanze, torna ad assumere forza giuridica il parere di congruità dell'Ordine professionale.

L'iter- Il 19 gennaio la Commissione Giustiza della Camera ha concluso l'esame della proposta di legge, con il parere favorevole di tutte le Commissioni parlamentari. Da lunedì 23 gennaio, la pdl è calendarizzata a Montecitorio. Gli emendamenti ai quali hanno soprasseduto i deputati della II Commissione potranno essere riproposti in Aula. Il Viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto ribadisce "l'attenzione con cui l'Esecutivo segue l'esame del provvedimento, che certamente non verrà meno durante l'iter in Assemblea, al fine di portare rapidamente in porto una riforma che è particolarmente attesa dai soggetti interessati dall'intervento normativo".


Equo compenso con il decreto parametri