La pubblicazione dei nominativi delle imprese oggetto di allerta è davvero utile ai consumatori?
La sicurezza alimentare resta una delle tematiche che maggiormente interessano i cittadini e le loro associazioni e conseguentemente i media. In tale contesto, anche alla luce delle crisi ricorrenti che interessano il settore degli alimenti, ha raggiunto l'apice, con il lancio di una sottoscrizione pubblica da parte di un quotidiano on line, il dibattito tra coloro (principalmente associazioni consumatori e alcuni giornalisti) che richiedono la pubblicazione dei nomi di tutti i prodotti e delle imprese alimentari coinvolti nel sistema di allerta, e le Autorità Pubbliche (ASL, Regioni, Ministero della Salute) assoggettate a vincoli normativi di riservatezza che richiedono valutazioni caso per caso.
La situazione, come spesso succede, è più complessa di quanto possa apparire. Se infatti da un lato c'è l'indiscutibile diritto ad un'informazione da parte dei consumatori su tematiche inerenti la sfera della salute, dall'altra non può essere trascurato l'impatto economico che può avere sui prodotti italiani la pubblicazione indifferenziata dei nominativi delle imprese su siti istituzionali. La preoccupazione degli operatori è infatti che, nell'attuale congiuntura economica dove l'export in un mercato molto competitivo rappresenta uno sbocco per la sopravvivenza delle nostre produzioni, la presenza del nominativo di un'impresa sul sito del Ministero della Salute ed il conseguente allarmismo mediatico, possa diventare, ad esempio per catene della grande distribuzione di altri Paesi, l'alibi per cancellarla dall'elenco fornitori. Né vale l'esempio di quanto succede in altre realtà, portato a sostegno della propria tesi dai sostenitori della sottoscrizione, in quanto nella maggior parte dei casi, i siti istituzionali si limitano a riportare le iniziative di ritiro/richiamo intraprese dai produttori stessi a cui, in gran parte, sono demandati i controlli sulla sicurezza alimentare che invece sono svolti in Italia oltre che dalle ASL da una pletora di altri organi di controllo non coordinati tra loro e spesso privi di una effettiva competenza tecnico-scientifica nel settore alimentare.
Nell'attuale contesto normativo, delineato dal regolamento CE n.178/2002, in realtà le responsabilità sono attribuite all'operatore del settore alimentare che, qualora venga a conoscenza che un alimento da lui importato, prodotto, trasformato, lavorato o distribuito possa non essere conforme ai requisiti di sicurezza, deve avviare immediatamente procedure per ritirarlo e informare le autorità competenti. Se il prodotto è già arrivato al consumatore, l'operatore deve informare i consumatori, in maniera efficace e accurata, del motivo del ritiro e, se necessario, richiamare i prodotti già forniti ai consumatori. Il compito dell'Autorità Pubblica è principalmente quello di verificare l'appropriatezza delle misure adottate dall'operatore e, in funzione della natura, della gravità e dell'entità del rischio, adottare i provvedimenti opportuni per informare i cittadini della natura del rischio per la salute, identificando nel modo più esauriente l'alimento o mangime o il tipo di alimento o di mangime, il rischio che può comportare e le misure adottate o in procinto di essere adottate per prevenire, contenere o eliminare tale rischio.
Ma quali sono i provvedimenti opportuni in funzione della natura, della gravità e dell'entità del rischio?
E' sempre necessario attivare il sistema di allerta o acquistare pagine di giornale per avvertire i consumatori? Per rendere, il nostro sistema nazionale di ritiro/richiamo degli alimenti e delle allerta, maggiormente rispondente al quadro normativo, non basta pubblicare un elenco di ditte e di prodotti come fanno già alcune Regioni. Occorre invece lavorare per superare le attuali differenze interpretative tra Regioni ed Enti di controllo, imprese e consumatori, individuando procedure dettagliate che definiscano gli interventi di gestione (ritiro/richiamo) e comunicazione del rischio (approccio passivo o attivo con una graduazione degli interventi di comunicazione, ecc.) all'interno di un processo trasparente di Risk Analysis condiviso ed adottato da tutti i soggetti interessati.
Solo attraverso questo percorso, previsto in altri Paesi e richiamato dalle recenti linee guida FAO/WHO, si può arrivare a definire un quadro di responsabilità condivisa tra OSA e Autorità di controllo in grado di assicurare una miglior informazione al consumatore. Un approccio responsabile è richiesto, in questo percorso, anche agli operatori dei media che, come ormai dimostrato da numerose ricerche, con l'allarmismo su pericoli legati agli alimenti possono creare, oltre ai danni per le imprese, ansie in grado di influenzare in modo negativo la salute e la qualità della vita dei consumatori con ricadute negative che talvolta sono state giudicate superiori a quelle legate al rischio oggetto dell'allarme.