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REPORT DGSANTE

Aviaria HPAI, UE: Italia può evitare una nuova ondata

Aviaria HPAI, UE: Italia può evitare una nuova ondata
Ci sono i presupposti perchè non si verifichi un'ondata epidemica come quella del 2017. Report della DGSante sulla gestione dell'influenza aviaria ad alta patogenicità in Italia.


A differenza della prima, la seconda ondata di Aviaria HPAI- quella scoppiata tra luglio e novembre del 2017- ha visto un rapido aumento dei focolai e una diffusione della malattia nelle principali aree colpite del Nord Italia. Secondo la Commissione Europea, l'andamento è stato più rapido ed esteso rispetto alla prima ondata epidemica (dicembre 2016- maggio del 2017) a causa della elevata trasmissibilità del ceppo virale coinvolto e di condizioni meteorologiche sfavorevoli.

Ma nel report appena pubblicato dalla DgSante sull'ultimo audit condotto in Italia, questa recrudescenza ha avuto anche altre cause. La relazione evidenzia "diverse carenze e ritardi nell'attuazione degli interventi di abbattimento del pollame in aziende infette o ad alto rischio, oltre a mancare adeguate misure di biosicurezza". Per questo, in contenimento della  diffusione, in aree ad elevata densità di avicoli, non ha potuto evitare che l'epidemia si prolungasse nel tempo e aumentasse d'impatto.

Al riguardo, la Commissione ha formulato alcune raccomandazioni, già riscontrate dal Ministero della Salute, fra cui la sollecitazione ad una maggiore tempestività degli interventi.

La relazione ricorda che già un audit del 2015 aveva messo in luce le potenziali conseguenze di un inadeguato livello di preparazione delle regioni colpite dalla epidemia: insufficienze nell'abbattimento, smaltimento delle carcasse, pulizia e disinfezione. In seguito, l'Italia ha messo in atto dei miglioramenti, attestabili già durante la prima ondata di epidemia, avvenuta tra dicembre 2016 e Maggio 2017: infatti in quel periodo - anche se il rischio rappresentato dagli uccelli selvatici per la trasmissione della malattia nelle aree colpite è stato molto elevato-  l'applicazione di buone misure di biosicurezza e un'elevata consapevolezza del rischio da parte del settore avicolo "hanno contribuito a prevenire un'epidemia più ampia".

Le migliorie non sono ancora state del tutto attuate- conclude la relazione-  ma il rafforzamento delle politiche di prevenzione e di sorveglianza consente di scongiurare che una epidemia di ampie proporzioni possa ripetersi in futuro. Inoltre, la Commissione riconosce che, durante tutta la durata dell'epidemia, le autorità competenti hanno "adeguatamente mitigato il rischio di trasmissione della malattia ad altri Stati membri".