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IL COMMENTO

Lyssavirus, prof. Decaro: è stato la somma di coincidenze rare

Lyssavirus, prof. Decaro: è stato la somma di coincidenze rare
Cosa ci insegna l'unico e rarissimo caso di Lyssavirus mai registrato in Italia? Raccomandazioni per cittadini e Medici Veterinari. Il commento.


E’ un fatto eccezionale e molto diverso dalla rabbia cosiddetta classica”. Il professor Nicola Decaro, Ordinario di Malattie Infettive degli animali domestici all’Università di Bari, commenta il caso di Lyssavirus descritto per la prima volta in Italia in un gatto di proprietà ad Arezzo. “Si sono sommate delle circostanze rare”- spiega il docente. “Il gatto ha predato un pipistrello migratore ancora vivo, infettato da West Caucasian Bat Lyssavirus e probabilmente già ammalato al suo arrivo dal Caucaso o da zone limitrofe, una terra ricca di specie migratorie di chirotteri”.

Non demonizzare i pipistrelli- Un migratore isolato? “Questo non possiamo dirlo- risponde- ma non è così facile contrarre infezioni dai pipistrelli come l’immaginario collettivo può far credere. Sarebbe sbagliato mandare un messaggio terrorizzante sui pipistrelli”. Decaro non demonizza nemmeno le bat box. “Le ho anch’io- dice. “Quello che non si deve davvero mai fare, cosa che i miei studenti sanno molto bene, è raccoglierli quando vengono trovati in difficoltà. Devono essere prelevati da operatori specializzati”.

Sempre raccomandato l'uso dei guanti- Alle persone e ai medici veterinari entrati a contatto con il gatto morto di Lyssavirus è stata somministrata la profilassi antirabbica da post-esposizione. “Questo virus appartiene ad un gruppo molto distante dal punto di vista antigenico rispetto al virus della rabbia classica e non è coperto dai vaccini che conosciamo, ma se non c’è stato il morso non c’è da temere- afferma Decaro- nemmeno in caso di contatto dermico con la saliva del gatto se non c’è stato contatto con lesioni cutanee”.
L’occasione è comunque valida per una raccomandazione ai Medici Veterinari, cioè quella di “utilizzare sempre i guanti quando si manipola un animale in cura, e specialmente se viene descritto dal proprietario come morsicatore. E’ un accorgimento profilattico sempre importante per noi medici veterinari e non solo per il virus della rabbia”- dichiara Decaro.

Un insegnamento generale da questa vicenda? “Non abbassare la guardia nei confronti della rabbia classica. Far vaccinare i cani che vanno nei Paesi dell’Est, spesso per l’attività venatoria, e sensibilizzare tutti i cittadini al rischio di contrarre la rabbia in aree del mondo come il Nord Africa, l’India, la Cina, il Messico, dove la rabbia urbana non solo quella silvestre è molto presente, diffusa e spesso ignota ai turisti. Anche se – conclude- i viaggi a rischio adesso sono diminuiti insieme alla mobilità globale a causa della pandemia da Covid-19”.

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