Le autorità sanitarie regionali devono avere ben chiari i loro poteri d'intervento nelle prossime fasi della crisi sanitaria da Covid-19. In un documento elaborato in Conferenza delle Regioni, i Governatori chiedono al Governo "un adeguato equilibrio" tra i loro poteri di ordinanza e quelli di legislazione statale.
In quanto "autorità preposte alla tutela della salute pubblica", le Regioni ritengono che vadano chiariti ruoli e i poteri da esercitare nelle prossime fasi pandemiche, ripensando la gerarchia dei poteri definita con il Decreto Legge del 25 marzo scorso.
In base a quel decreto, le Regioni ben possono prevedere misure più restrittive di quelle centrali, ma con efficacia limitata: le loro ordinanze decadono a fronte di un DPCM della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Le Regioni chiedono, al contrario, che le norme regionali vengano meno solo se in contrasto con quelle di Palazzo Chigi.
I Governatori rivendicano la necessità di attuare differenti azioni di prevenzione e gestione della situazione epidemiologica, in base al loro evolversi nel territorio regionale. In ogni caso, le misure regionali più restrittive si applicherebbero esclusivamente alle attività dei loro territori e non sulle attività produttive di rilevanza strategica per l'economia nazionale.
Infine, i Presidenti regionali lamentano "una forte compressione del loro potere di disciplina delle emergenze", nonostante la "località degli interessi difficilmente possa essere adeguatamente conosciuta a livello centrale e affrontata con decisioni governative". La richiesta al Governo è quindi di coinvolgere i Governatori nella istituenda Cabina di regia per la gestione dell’emergenza.
Il decreto legge 25 marzo 2020, n. 19, è all’esame della Camera dei Deputati. Il documento delle Regioni, adottato l'8 aprile scorso, è stato trasmesso al Governo come proposta emendativa durante i prossimi lavori parlamentari.
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