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PREVENZIONE SSN

Dipartimenti: fra dieci anni 3.500 Veterinari in uscita

Dipartimenti: fra dieci anni 3.500 Veterinari in uscita
"In 6 anni sono andati in pensione, non reintegrati, 417 medici veterinari. Medici e Veterinari Asl sono invecchiati: in 5 anni verrà a mancare il 30% degli organici".
I dati sono stati messi in luce dal Segretario Nazionale del Sivemp Aldo Grasselli al convegno sul ruolo dei Dipartimenti che si è concluso martedì scorso al Ministero della Salute.

La prevenzione è 'invisibile'- Il ruolo della prevenzione viene spesso sottovalutato: non ha domanda individuale e non ha domanda collettiva se non al manifestarsi di problemi; comporta costi immediati ma risultati che si vedono nel medio lungo periodo e comunque, evitando l’insorgere di eventi, non è immediatamente misurabile divenendo quindi “invisibile” agli occhi poco attenti della politica che dovrebbe occuparsi dell’allocazione delle risorse.
Tutto questo malgrado  il numero crescente di controlli annui svolti dai Servizi Veterinari dei Dipartimenti di Prevenzione, con l’aumento delle popolazioni animali sinantrope presenti in ambienti urbani e il contestuale aumento di animali randagi da gestire, con le esigenze di tutela del benessere animale, con le malattie animali presenti nei paesi confinati con l’Ue e che quindi potrebbero facilmente raggiungere il nostro paese in caso di calo delle attività di prevenzione con conseguenze dal punto di vista non solo sanitario ma anche economico.

In 5 anni organici in calo del 30%- Da qui le principali criticità: le risorse economiche sono sempre inferiori, anche a causa delle condizioni economiche, ma diminuiscono anche le risorse umane: “I Medici e i Veterinari dei dipartimenti di prevenzione delle Asl sono invecchiati senza però che vi sia stato ricambio nei luoghi di lavoro e, fermati prima dalla riforma Fornero, stanno ora per andare in pensione in blocco: in 5 anni verrà a mancare il 30% degli organici – ha sostenuto Aldo Grasselli nella sua relazione. "In 6 anni sono andati in pensione, non reintegrati, 417 medici veterinari. Nei prossimi 10 anni saranno messi in quiescenza 3500 veterinari”.

5000 medici veterinari di Medicina Pubblica che lavorano nelle Asl – Svolgono ogni anno, senza che questo faccia notizia, oltre 600.00 tra ispezioni e audit, oltre 105.000 analisi derivanti da prelievo di campioni avvalendosi dei laboratori degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali, oltre 60.000 provvedimenti amministrativi per non conformità, generando oltre 1.000 notizie di reato. – gestiscono 100.000 nuovi randagi ogni anno – assicurano oltre 53.000 interventi chirurgici di sterilizzazione ogni anno – vigilano su un’anagrafe canina composta da 7 milioni di cani (+72% in 12 anni) – vigilano su una popolazione felina di 13 milioni (+120% in 12 anni) – vigilano su nuovi animali d’affezione: rettili come serpenti e iguana, roditori come conigli e scoiattoli, e altri come uccelli, pesci etc. (+ 180% in 12 anni) – vigilano su 1050 canili – sorvegliano la protezione e il benessere degli animali in allevamento – garantiscono la sicurezza sanitaria delle filiere alimentari prevenendo malattie infettive globali e rischi di contaminazione.

Salvaguardato un ingente valore economico-  Il settore agroalimentare italiano contribuisce a circa il 10-15% del PIL nazionale annuo, con un valore complessivo pari a circa 180 miliardi di euro.  Le tre filiere principali – bovina, avicola e suina – generano un fatturato di circa 20 miliardi di euro l’anno, derivanti prevalentemente dall’industria della trasformazione.  Il solo settore carne vale 180mila posti di lavoro ed è un settore chiave del Made in Italy vale da solo 32 miliardi di euro, un quinto dell’intero agroalimentare tricolore.

“Un Paese che intenda ridimensionare i suoi Servizi Veterinari, anziché potenziarli – ha concluso Grasselli – può risparmiare nell’immediato poche risorse, in considerazione dell’irrisorio costo complessivo sul FSN della Prevenzione (non raggiunge in totale il 3,5% mancando da anni l’obiettivo del 5%), ma è destinato a subire danni ingenti in termini di credibilità in tema di benessere animale e qualità dell’italian food, sanzioni e riduzione degli scambi commerciali, effetti negativi sulle filiere economiche collegate (agricoltura, zootecnia, chimica, farmaceutica, trasporti, commercio, ristorazione, turismo) e ovviamente in salute umana e animale”. (fonte)