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ADULTERAZIONE E CONTRAFFAZIONE

Somatotropina dalla Corea, veterinario patteggia la condanna

Somatotropina dalla Corea, veterinario patteggia la condanna
Patteggiano il veterinario che portava il prodotto dalla Corea e anche il distributore. La somatotropina per gli allevamenti bovini arrivava via Svizzera e via Spagna. Il tragitto dell'ormone che incrementa del 20 per cento la produzione di latte - che veniva usato anche in sei allevamenti bresciani- non è più un segreto. Giovedì scorso, davanti al gip Carlo Bianchetti l'importatore e il distributore di somatotropina hanno patteggiato una condanna a 2 anni per adulterazione e contraffazione di sostanza alimentare rendendola pericolosa per la salute pubblica. I due hanno raccontato come la somatotropina venisse comprata e distribuita negli allevamenti. Hanno anche raccontato delle spiegazioni che venivano fornite agli allevatori affinché non commettessero errori nella somministrazione del prodotto.
Questo doppio patteggiamento è il primo risultato di una maxi inchiesta condotta dal sostituto procuratore Ambrogio Cassiani nel mondo degli allevamenti di mucche per la produzione di latte. L'indagine è ancora in corso.

Il 25 ottobre dello scorso anno l'importatore di somatotropina, un veterinario di Castiglione delle Stiviere con allevamenti in Spagna era finito in manette. Nella sua disponibilità i carabinieri del Nas di Cremona avevano trovato una quantità considerevole di farmaci privi di registrazione e autorizzazione. Chiuso in cella era rimasto muto, poi aveva cambiato idea e aveva cominciato a parlare con gli inquirenti. Attivo da oltre trent'anni il veterinario aveva avuto un problema verso la fine degli anni Novanta, quando la Finanza di Taranto aveva intercettato un container destinato a lui con migliaia di farmaci «illegali» sul territorio nazionale, ma l'indagine non aveva mai portato a nulla. Grazie alla collaborazione lo scenario si era fatto ulteriormente chiaro. Collaborazione anche del distributore, un bresciano, il secondo anello della catena, che portava l'ormone definito «miracoloso» negli allevamenti.

L'indagine che aveva portato all'arresto del veterinario, alla denuncia di 26 persone e al sequestro di 16 allevamenti (sei nel Bresciano) e oltre 4 mila capi di bestiame, aveva preso il via dopo le confidenze di un allevatore. L'uomo, come aveva raccontato agli inquirenti, si era fidato di un veterinario, che pareva professionale e competente, e aveva acquistato un prodotto proveniente dalla Spagna. Le fiale, così gli aveva garantito il veterinario, avrebbero aumentato in misura sensibile la produzione di latte delle mucche e di pari passo anche i guadagni. Ingolosito dal profitto l'allevatore bresciano aveva effettuato l'acquisto, ma al momento di iniettare la «medicina» alla mucca si era ravveduto e aveva cercato informazioni in internet. E quello che aveva scoperto non gli era piaciuto per niente, al punto che si era subito rivolto alla procura. Con sé aveva portato pure le fiale che aveva acquistato, tanto per rendere subito chiaro l'argomento della conversazione. Le indagini erano iniziate e nel mirino della procura era finito il veterinario di origini irlandesi, ma nel registro degli indagati erano finiti anche sei allevatori bresciani. Negli allevamenti perquisiti i carabinieri avevano trovato le pistole con le fiale di ormone già pronto per essere iniettato. Molti allevatori, messi di fronte alla contestazione (l'articolo 440 del codice penale prevede una pena compresa tra 3 e 10 anni) avevano collaborato con gli investigatori.  (fonte)