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COSTI STANDARD

Le Regioni benchmark della sanità: Umbria, Emilia R. e Veneto

Le Regioni benchmark della sanità: Umbria, Emilia R. e Veneto
I costi standard in sanita' partiranno nel 2014. Il Ministro Lorenzin: in tre anni, andranno a regime circa 2-3 miliardi di risparmi.
La scelta della terna - Umbria, Emilia Romagna e Veneto -è stata decisa dai Presidenti delle Regioni. Saranno queste le Regioni benchmark, ovvero quelle su cui si baseranno i costi standard e il riparto del fondo 2013.

Il criterio dei costi standard - materia di lavoro per la Conferenza Stato-Regioni- va inteso come modello per l'efficientamento del sistema sanitario. La Conferenza definirà già nella prossima seduta una proposta sui costi standard che individui criteri integrativi per l'anno 2014. Dal prossimo anno si ipotizza infatti di considerare un benchmark allargato a tutte le regioni con i conti in regola.

Il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha ricordato che «I costi standard sono nati nella Bicamerale per l'attuazione del federalismo, in cui abbiamo lavorato tantissimo, come un nuovo sistema per il riparto del fondo legato alla efficienza dei servizi. Regioni e Ministeri stanno portando avanti un lavoro che, secondo stime della Corte dei Conti, consentirà risparmi tra i 2 e i 3 miliardi di euro e che soprattutto darà criteri e processi chiari ai fini della distribuzione delle risorse. Grazie a questa decisione possiamo andare avanti sul patto per la salute, che sarà un grande piano di riprogrammazione del Sistema sanitario nazionale.

Anche Pier Paolo Baretta, Sottosegretario all'Economia, plaude all'individuazione delle Regioni benchmark: «"Revisione della spesa, qualità dei servizi e federalismo sono un blocco unico col quale si può dare un segnale forte di rinnovamento. I costi standard sono un punto di collegamento decisivo che consente di tenere insieme tutto questo. Non sono importanti solo per la sanità, ma anche come presupposto di un nuovo modo di intendere sia la spesa sia i rapporti tra lo Stato e le autonomie».

Dalla spesa storica ai costi standard - Di costi standard in sanità si parla per la prima volta nel 2009, con la legge sul federalismo che utilizza un non meglio definito aggettivo "standard" per costi che fungeranno da indicatori di fabbisogno ed efficienza, superando il vecchio criterio della spesa storica: quanto storicamente si è speso per un determinato servizio. In passato, la spesa storica era il criterio per i traferimenti di fondi alle varie Regioni il cui finanziamento dipendeva da quanto una Regione aveva speso nell'anno precendente. Lo scopo è di combattere i costi eccessivi dovuti ad inappropriatezza sanitaria e cattiva gestione finanziaria.

Che cos'è un costo standard-  E' il costo di un determinato servizio, che avvenga nelle migliori condizioni di efficienza e appropriatezza, garantendo i livelli essenziali di prestazione. Secondo quanto sancito nella legge 42/2009 il costo standard è definito prendendo a riferimento la Regione più "virtuosa", vale a dire quella Regione che presta i servizi ai costi "più efficienti". In sostanza, per il finanziamento degli enti territoriali, la determinazione dei costi dovrà essere adeguata a una gestione efficiente ed efficace di Pubblica Amministrazione, tenendo anche conto del rapporto tra il numero dei dipendenti dell'ente territoriale ed il numero dei residenti. I costi standard rappresentano il nuovo modello economico di riferimento sul quale fondare il finanziamento integrale dell'attività pubblica afferente l'erogazione ai cittadini dei principali diritti sociali (sanità, assistenza sociale e istruzione, nonché trasporto pubblico locale). Saranno introdotti in relazione ai fabbisogni (altrettanto standard) da soddisfare, individuati per garantirne l'erogazione delle prestazioni e dei servizi in condizioni di efficienza e appropriatezza, su tutto il territorio nazionale.