• Utenti 11
  • Articoli pubblicati dal 4 novembre 2001: 31300
Fnovi

Dossier, la veterinaria per gli animali acquatici

Dossier, la veterinaria per gli animali acquatici
Un altro ambito, rilevantissimo, che la professione non poteva più ignorare. Con il nuovo Dossier sulla professione veterinaria nel settore degli animali acquatici, la Fnovi ha realizzato il primo inventario del settore. Macroscopici errori di valutazione del settore. In questo ambito, il veterinario aziendale rasenta l'utopia.
C'è molto lavoro da fare e va fatto, "rimediando a macroscopici errori di valutazione del settore, a causa dei quali non ci possiamo meravigliare di aver trovato altri al nostro posto o di non rientrare nei riferimenti professionali consolidati dell'opinione pubblica".

La Fnovi presenta così il Dossier sulla professione veterinaria e gli animali acquatici, l'ultimo prodotto documentale che -al pari di quelli dedicati all'apicoltura e alla cunicoltura- esplora un settore considerato a torto marginale.
Il Gruppo di lavoro che ha realizzato il documento ha compiuto il primo inventario del settore, realizzando un compendio sistematico e organico, mai tentato prima, di numeri, definizioni, campi d'applicazione e problematiche.

In questo settore, la figura del veterinario aziendale rasenta l'utopia, malgrado tutta la normativa europea e nazionale vada verso il completamento della rete di epidemiosorveglianza. D'altra parte, l'operato del veterinario pubblico risente della mancanza di un censimento delle aziende. Nonostante sia prevista dalla legge, l'anagrafe delle imprese di acquacoltura non risulta ancora né ultimata né efficiente. Le conseguenze si fanno sentire sulla tracciabilità e sulla programmazione politica, economica e formativa degli interventi.

In ambito universitario l'interesse per gli organismi acquatici è slegato dal mercato e dal territorio, complice la mancanza di una corretta ricognizione dei fabbisogni professionali, da unire all'incentivazione delle competenze interne al mondo accademico. Sarebbe invece opportuno investire in scuole di specializzazione triennali per un fabbisogno di circa 12 unità ogni 3 anni nell'ambito dell'acquacoltura e dei prodotti della pesca. Non brilla nemmeno l'educazione continua, carente di corsi, anche avanzati, per chi è già nel settore.