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AUDIZIONE DI CONFPROFESSIONI

Equo compenso non può essere un "minimo sindacale"

Equo compenso non può essere un "minimo sindacale"
Il principio di un «equo compenso» avrebbe dovuto trovare collocazione nella Legge sul Lavoro Autonomo, che invece non ne fa alcuna menzione. Per Confprofessioni, in audizione in Commissione Lavoro, il dibattito deve distinguere questo principio dal "salario minimo legale". Appalti nulli al di sotto di certi parametri di compenso professionale.

Ieri, la Commissione Lavoro della Camera ha ascoltato in audizione il Presidente di Confprofessioni Gaetano Stella. In discussione congiunta, sul tavolo della Commissione ci sono cinque risoluzioni sull'introduzione di retribuzione e compensi minimi.

Il principio dell'equo compenso secondo Confprofessioni- "Per noi- ha spiegato il Presidente di Confprofessioni-  l’equo compenso rappresenta qualcosa di più di un mero argine a processi degenerativi nei rapporti di lavoro: esso rappresenta il giusto riconoscimento del nostro costante e crescente investimento sulla qualità dei servizi professionali, che in Italia è ai massimi livelli. I professionisti italiani investono quotidianamente il loro tempo e le loro risorse nella formazione continua e nell’innovazione tecnologica, e sono soggetti a obblighi deontologici ed assicurativi, a vantaggio dell’utenza".
Quindi, l’equo compenso "non deve essere concepito come una sorta di “minimo sindacale” a tutela dei professionisti, ma piuttosto come il giusto corrispettivo di un impegno sempre più intenso sulla qualità dei servizi professionali, rispetto alla quale i professionisti italiani possono a pieno titolo definirsi all’avanguardia".

Come tradurre un principio in una norma?- Sulle  modalità normative che dovrebbero configurare il principio dell’equo compenso, Confprofessioni ha ricordato che è in corso un  vasto dibattito nelle commissioni parlamentari di Camera e Senato, sulla base di una pluralità di proposte. "Auspichiamo - ha detto Stella- di essere coinvolti", su un tema "oggettivamente complesso e articolato".

Alcuni spunti per indirizzare il dibattito- All’interno di una normativa dedicata all’equo compenso, "si deve tenere in debita considerazione la pluralità di tipologie di prestazioni professionali e di contesti in cui il professionista opera" secondo Confprofessioni. Infatti, "il lavoro del professionista è oggi svolto in una molteplicità di situazioni, la cui complessità risponde alle inevitabili trasformazioni dell’organizzazione del lavoro anche nell’ambito delle professioni. Questi fenomeni vanno regolati e limitati, laddove comportano distorsioni sulle condizioni economiche in cui i professionisti operano o limitazioni dell’imprescindibile indipendenza e autonomia del professionista; ma vanno anche rispettate laddove rispecchiano libere soluzioni di organizzazione dell’attività professionale, rispondente al necessario sviluppo strutturale richiesto dalla competizione su scala globale".

Un intervento legislativo per i servizi professionali resi a favore della pubblica amministrazione, anche all’interno di appalti pubblici-  "In questo ambito assistiamo da tempo ad un sistematico ridimensionamento dei compensi professionali riconosciuti dalla P.A. Purtroppo tale pratica sfocia sempre più spesso in richieste di prestazioni professionali, anche estremamente qualificate, da svolgere a titolo gratuito. Quando si versa all’interno di opere soggette a procedure d’appalto, il problema è costituito dalle offerte al ribasso per aggiudicarsi l’appalto che intervengono decurtando i costi per servizi professionali" La soluzione secondo Confprofessioni è di "individuare dei parametri vincolanti, al di sotto dei quali le P.A. non possano affidare incarichi, pena l’illegittimità del procedimento amministrativo e del relativo contratto".

Il CCNL dei liberi professionisti- Confprofessioni ha rilanciato con forza lo strumento contrattuale a disposizione degli studi professionali, un settore "caratterizzato da una polverizzazione del tessuto produttivo e da strutture di dimensioni medio-piccole che si basano su modelli di organizzazione del lavoro del tutto peculiari. Nel corso degli ultimi anni, l’opera delle parti sociali è stata fondamentale per diffondere tutele e diritti a una vasta platea di lavoratori. La conoscenza delle dinamiche del comparto e la duttilità dello strumento contrattuale hanno permesso una regolazione inclusiva e innovativa dei rapporti di lavoro, delle retribuzioni e del welfare. E i dati relativi all’applicazione del Contratto Collettivo nel nostro settore dimostrano una forte diffusione dell’applicazione dello stesso".

Confprofessioni ha quindi chiesto di promuovere l'applicazione del CCNL e di semplificare la contrattazione collettiva.

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 Le risoluzioni alla discussione della Commissione Lavoro della Camera
7-00847 (Rizzetto)
7-00886 (Cominardi)
7-01237 (Baldassarre)
7-01241 (Gribaudo)
7-01268 (Martelli)