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ANIMALI DAFFEZIONE

Anagrafe: nessuna proroga e un Accordo da bocciare

Anagrafe: nessuna proroga e un Accordo da bocciare
Non sono state prorogate le misure urgenti per l'identificazione e la registrazione della popolazione canina disposte con tre ordinanze ministeriali, dal 2008 ad oggi. La materia è rinviata alla vigente legislazione regionale e al nuovo Accordo tra il Ministero della Salute e le Regioni. Tre i principali aspetti critici del provvedimento.

L'ultima ordinanza del Ministero della Salute in materia di anagrafe canina è stata l'ordinanza 19 luglio 2012 che ha prorogato di sei mesi le misure urgenti introdotte nel 2008. Questa ordinanza è scaduta e al suo posto – ferme restando le leggi regionali - è stata sancita una intesa tra il Ministero, le Regioni e le Province Autonome che dà tempo fino al 2014 per adeguare la gestione regionale delle anagrafi a criteri uniformi di identificazione e registrazione degli animali d'affezione.

La prima novità è appunto il passaggio all'anagrafe nazionale degli animali d'affezione, una banca dati unica in capo al ministero della salute aperta alle registrazioni di cani, gatti e furetti, ma la cui implementazione dipenderà ancora dal grado di implementazione delle 22 anagrafi gestite dalle Regioni e dalle Province Autonome. Le quali, avendo complessivamente fallito l'obiettivo in circa dieci anni, avranno ora un altro anno di tempo per uniformarsi a criteri di omogeneità ed efficienza, invano perseguiti dal Ministero della Salute dai tempi dell'Accordo del 6 febbraio 2003, che ha portato il microchip a divenire l'unico sistema di identificazione ammissibile.

Tre i principali aspetti critici dell'Accordo di gennaio:

1. I tempi lunghi concessi alle Regioni per l'adeguamento di sistemi informativi spesso carenti e costosi, scarsamente accessibili al medico veterinario libero professionista o con limitazioni penalizzanti ai fini di una costante e piena operatività da parte delle strutture veterinarie private;
2. La previsione che il medico veterinario libero professionista debba segnalare ai Servizi Veterinari l'assenza di microchip (o illeggibilità dell'identificativo), benché sia stato più volte ribadito ai tavoli ministeriali sul benessere animale che la condizione di "incaricato di pubblico servizio" non possa comportare l'assunzione del ruolo di delatore;
3. L'assenza di espresse disposizioni – come si rinvenivano invece nell'Ordinanza ministeriale- sulla possibilità di vendita del microchip esclusivamente a soggetti (enti pubblici e medici veterinari) autorizzati. Nell'Accordo di gennaio è sparito l'accorgimento, di riservare la vendita di microchip solo a soggetti autorizzati, in primis i medici veterinari. L'inoculazione del microchip è un atto medico veterinario che va protetto dagli abusi anche con un maggiore controllo sulla disponibilità di microchip.

L'Accordo si prefigge di ovviare alla circostanza che le banche dati regionali non sono aggiornate e non riversano i dati all'anagrafe centrale del Ministero della Salute, che al 25 febbraio 2013 conta 6.243.891 cani, con l'imbarazzante avvertenza che le Regioni procedono "con differenti cadenze all'invio delle informazioni contenute nelle rispettive anagrafi territoriali".

"I sistemi informativi dovrebbero rendere le pubbliche amministrazioni più efficienti- è il commento dell'ANMVI- moltiplicarli per 22 non è un segnale di attenzione alla spesa pubblica e, come si vede, nemmeno di efficacia. Sarebbe bastato affidarsi a una sola banca dati centrale ad implementazione diretta a cura di tutti i soggetti autorizzati sul territorio. Una sola anagrafe, un solo modulo di identificazione e registrazione, un solo data base per l'utenza nazionale. E, perché no, con prospettive di collegamento con l'Europa, rendendo possibile quel che oggi non è: il rintraccio degli animali che circolano nell'Unione con il loro pet passport".


ORDINANZA 16 LUGLIO 2012

ORDINANZA 21 LUGLIO 2010

ORDINANZA 6 AGOSTO 2008