Durante la discussione sulla manovra alla Camera, il Governo si è impegnato su tre fronti: estendere la detraibilità fiscale per le spese veterinarie sostenute "per ciascun animale da compagnia legalmente detenuto non a scopo di lucro"; innalzare il limite annuale della detraibilità fiscale delle spese veterinarie e abbassare l’aliquota dell’IVA sul cibo per animali d’affezione.
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Quanto alla detraibilità fiscale, "ritengo importante che sia stato ribadito il principio che dovrebbe essere calcolata per ogni animale da compagnia; in questo modo si permetterebbe un’estensione dei casi di detraibilità"- spiega la parlamentare veterinaria. Oggi, la detrazione- come ribadito dall'Agenzia delle Entrate- si basa sul valore annuale di spesa veterinaria complessivamente sostenuta, indipendententemente dal numero di animali posseduti e curati.
La Camera, premesso che:
-al fine di garantire i livelli essenziali di assistenza, la legge di bilancio all’esame stabilisce che il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato per il 2019 è confermato in 114.435 milioni di euro, per il 2020 è incrementato di 2.000 milioni di euro e, per l’anno 2021, di ulteriori 1.500 milioni di euro;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017, recante i nuovi livelli essenziali di assistenza, al Capo II, articolo 2, nell’ambito della prevenzione collettiva e della Sanità pubblica include anche la salute animale e l’igiene urbana veterinaria e, in particolare, prevede l’attuazione del programma per la lotta al randagismo e il controllo del benessere degli animali d’affezione;
-nel nostro Paese le terapie di cura per gli animali sono detraibili al 19 per cento delle spese sostenute e l’IVA sul cibo di animali di affezione è al 22 per cento, quasi come fosse un bene di lusso;
-molte persone meno abbienti rinunciano alle cure per i propri animali di affezione anche a causa della forte tassazione;
-i benefici del possesso di animali d’affezione trovano sempre maggiori evidenze scientifiche sugli anziani e sui bambini;
l’articolo 15, comma 1, lettera c-bis) del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986 n. 917 prevede una detrazione Irpef del 19 per cento delle spese veterinarie sostenute nell’anno fino ad un importo massimo di 387,34 euro, per la parte che eccede la franchigia di 129,11 euro. Il limite di detraibilità è unico per tutte le spese veterinarie sostenute, indipendentemente dal numero di animali posseduti. La possibilità di portare in detrazione tali spese è limitata alle sole spese veterinarie sostenute per la cura di animali legalmente detenuti a scopo di compagnia o per la pratica sportiva, mentre non sono detraibili le spese per la cura di animali destinati all’allevamento, alla riproduzione o al consumo alimentare e di animali di qualunque specie allevati o detenuti nell’esercizio di attività commerciali o agricole, né in relazione ad animali utilizzati per attività illecite;
-le spese veterinarie ammesse alla detrazione riguardano: le prestazioni professionali rese dal veterinario, l’acquisto di medicinali veterinari prescritti dal veterinario, le spese per analisi di laboratorio e interventi presso cliniche veterinarie;
-una eventuale estensione della detraibilità fiscale, con un possibile innalzamento del limite della stessa, può creare le condizioni per far emergere possibili casi di evasione fiscale nel settore, facendo in questo modo guadagnare alle casse dell’erario statale nuovi introiti. Tale misura, allo stesso tempo, potrebbe essere di sostegno alle famiglie che possiedono animali di compagnia, ma che si trovano in condizioni di difficoltà economica
impegna il Governo:
1) a valutare l’opportunità di intraprendere misure finalizzate ad estendere la detraibilità fiscale per le spese veterinarie sostenute per ciascun animale da compagnia legalmente detenuto non a scopo di lucro;
2) a verificare se vi siano le condizioni per innalzare il limite della detraibilità fiscale delle spese veterinarie detraibili sostenute in un anno;
3) a valutare l’eventualità di abbassare l’aliquota dell’IVA sul cibo per animali d’affezione, valorizzando in questo modo il valore sociale e il ruolo sempre maggiore degli animali d’affezione nella vita quotidiana, così come accade in molti Paesi europei.