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DDL AMATI DE POLI

Ddl 'cascata': l'audizione di ASCOFARFE

Ddl 'cascata': l'audizione di ASCOFARFE
ASCOFARVE esprime "perplessità" sulla modifica dell'uso in deroga del farmaco: "rischia di contraddire la finalità di maggior tutela del benessere degli animali". Le audizioni sui DDL Amati e De Poli sono proseguite ieri con l'intervento dell'associazione dei grossisti.
Un excursus sulla distribuzione intermedia del farmaco veterinario e su come funziona questo "snodo strategico per garantire un sistema efficace di tracciabilità e un sistema di ritiro rapido dal mercato in caso di necessità".  A svolgerlo, ieri in 12° Commissione Sanità, è stata l'Associazione Nazionale Distributori di Medicinali Veterinari, nell'ambito delle audizioni sui ddl di modifica dell'articolo 10 del decreto legislativo 193/2006.

Secondo ASCOFARVE, la modifica normativa proposta "equiparando di fatto, quando non privilegiando, la somministrazione di farmaci di uso umano in alternativa (e non in via meramente suppletiva) a quelli veterinari" è motivo di una serie di "perplessità" argomentate ai Senatori della 12°.

Il principio di precauzione- Tanto il principio attivo che gli eccipienti dei farmaci ad uso umano "non sono sottoposti a nessun protocollo sperimentale quanto agli effetti che possano avere sugli animali". Il rischio secondo ASCOFARVE è "estremamente alto" ed è quello di arrecare "danni incalcolabili, allorché dalla sperimentata somministrazione all’uomo si passi a quella agli animali".
Non a caso, l’uso di farmaci destinati all'uomo è una "extrema ratio, circostanza cioè nella quale il rischio di effetti indesiderati nella somministrazione è ampiamente compensato dal fatto che in alternativa ci si troverebbe in assenza di qualsiasi cura. Ribaltare questa logica, significa, dunque, violare il principio di precauzione e attentare alla sicurezza e alla efficacia dell’attività di cura veterinaria".

'Inattendibili' stime del mercato- Le dimensioni economiche del settore sono diverse dalle stime, "non accurate", riportate nella relazione introduttiva ai due disegni di legge, dove il costo per farmaci destinati alla cura dei soli cani randagi è indicato nella misura di 7 milioni di euro al giorno. Che si tratti di una stima "del tutto inattendibile"- spiega ASCOFARVE- " è palesemente dimostrato dal fatto che il fatturato dell’intero comparto dei medicinali veterinari è stimato oggi nell’ordine di 600 milioni di euro, compresi i DPA (animali destinati alla produzione di alimenti)".
Inoltre, ASCOFARVE fa presente che "la circostanza, in presenza di un mercato concorrenziale, non può essere attribuita agli operatori, ma discende da un lato dal diverso regime normativo che disciplina i due mercati e dall’altro dalla circostanza che la vastità e la differenziazione della sperimentazione in campo animale non è compensata da dimensioni del mercato che consentano adeguate economie di scala e abbattimento dei costi".

Proposte- Ma l’associazione "non vuole apparire come pregiudizialmente contraria a qualsiasi intervento nel settore che possa indirizzarsi al contenimento della spesa". Secondo Ascofarve, "potrebbero essere utilmente introdotte innovazioni che vadano nel senso di favorire la possibilità del singolo medico veterinario di offrire singole unità posologiche o parti di confezioni (blister, sacchetto) estratti da confezioni multidose, così come peraltro suggerito dal responsabile del Ministero della Salute il Dottor Borrello".

L'audizione, disponibile alla pubblica consultazione sulla pagina web della Commissione, è stata depositata da Pier Paolo Gasbarri, responsabile della Comunicazione di ASCOFARVE.

l testo integrale dell'audizione