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WELFARE E TUTELE

Studio sul commercio di cani e gatti nella UE

Studio sul commercio di cani e gatti nella UE
Ogni mese sono movimentati 46.000 cani in tutta la UE. Ma solo la metà sono tracciati. Passaporti e certificati sanitari falsi, acquirenti inconsapevoli e ingannati.  E' pubblicato il rapporto finale 'Study on the welfare of dogs and cats involved in commercial practice'.

Il rapporto - concluso a dicembre del 2015 e ora pubblicato nella sua versione finale- è stato finanziato dalla Commissione Europea e curato dalla DgSanco insieme ai partner: IBF International Consulting, VetEffecT, Wageningen University & Research Centre e Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Abruzzo e del Molise.

Donne e cani-
Lo Studio ha tenuto conto dei contributi dei cittadini europei che hanno partecipato ad una consultazione sulla materia: la stragrande maggioranza dei partecipanti è stata di donne (88%), i contributi sono arrivati per il 71% da proprietari di cani - evidentemente più sensibili ai problemi oggetto dello Studio- e per il 45% di gatti. La partecipazione alla consultazione ha infatti espresso un tendenziale diverso dalle stime europee sulla diffusione di cani e gatti; secondo le stime ufficiali il 15% dei cittadini europei ha un gatto mentre il cane è posseduto dal 13%. Il prototipo del proprietario europeo che emerge dallo Studio corrisponde al profilo di una donna, di età compresà fra i 25 e i 39 anni, che lavora e guadagna fino a 30mila euro all'anno. Un profilo rispondente a quello dei partecipanti italiani alla consultazione.

Le conclusioni del rapporto identificano cinque aree principali di interesse che potrebbero mettere a rischio il benessere e la salute di cani e gatti.

1. Allevamento - La maggior parte degli Stati Membri ha implementato leggi nazionali ma, complessivamente, non sono valutate come sufficientemente rigorose. Oltre a non registrare una preoccupazione per il livello variabile di conformità, lo Studio evidenzia incoerenze fra i sistemi di registrazione e di autorizzazione in capo adi allevatori e commercianti.

2. Trasporto - Per ridurre il rischio di stress durante il trasporto, la legislazione europea si è dotata di specifiche norme alle quali devono attenersi tutti gli  Stati membri; fra questi sono un limitato numero ha introdotto protezioni aggiuntive. Lo Studio evidenzia l'esigenza di un mercato europeo più trasparente, attraverso la raccolta sistematica di dati su identificazione , la registrazione e il controllo dei movimenti degli animali.

3. Carenze conoscitive all'atto di acquisto- Purtroppo, al momento dell'acquisto di un animale, i consumatori non conoscono le responsabilità che stanno per assumersi e non sono consapevoli dei costi di mantenimento, "spesso significativi"  che dovranno affrontare. Dallo Studio emerge che meno del 20% degli acquirenti è informato sul benessere e sulla salute degli animali oggetto di acquisto. La raccomandazione è quindi di migliorare le informazioni su diritti e doveri degli acquirenti.

pdfSTUDY_ON_THE_WELFARE_OF_DOGS_AND_CATS_INVOLVED_IN_COMMERCIAL_PRACTICE.pdf1.38 MB

4. Discrepanze nei dati di mercato- Dallo Studio emerge che ogni mese 46.000 i cani sono oggetto di scambi tra gli Stati membri dell'Unione europea, per un valore complessivo di oltre 5,5 milioni di euro al mese. Il dato stride fortemente con le registrazioni nel sistema TRACES della Commissione, che in un anno (il 2014) ha registrato  20.779 cani e 2.287 gatti coinvolti nel commercio intra-UE. La "notevole" discrepanza fra i dati pone "significativi" rischi di salute sia per gli animali che per le persone. Queste preoccupazioni sono aumentate con la rapida ascesa del commercio su Internet, dove la catena di acquisto e la consegna degli animali non è facilmente rintracciabile. I casi di falsificazione dei passaporti o dei certificati sanitari sono responsabili di frodi ai danni degli acquirenti, ingannati sia riguardo all'età degli animali comperati sia riguardo alla loro origine, razza e stato di salute.

5. Tutela del consumatore- Nel diritto europeo cani e gatti sono considerati 'beni'. A seguito di un acquisto ai consumatori è concesso un periodo di 6 mesi durante i quali possono essere avanzati eventuali reclami. Si tratta di un lasso di tempo troppo breve, a detta ormai di molti, considerato che le malattie genetiche possono manifestarsi in tempi più lunghi.


Lo scenario descritto dallo Studio porta a due considerazioni generali: la prima è che la legislazione esistente dovrebbe essere applicata meglio;la seconda è che manca uno scambio di conoscenze ed esperienze fra gli Stati membri che porti verso indicatori scientifici per facilitare la valutazione del benessere e delle migliori pratiche:  strumenti di autovalutazione, liste di controllo e  linee guida potrebbero aiutare i cittadini dell'Unione europea, favorire una migliore cura degli animali e promuovere la proprietà responsabile.